Pubblicato il

Bizzi: Cro-Magno, l’uomo di Atlantide venuto dalle stelle

Articolo di Giorgio Cattaneo

https://www.libreidee.org/2021/04/bizzi-cro-magnon-luomo-di-atlantide-venuto-dalle-stelle/

Chi siamo? Da dove veniamo? Sono domande che ci interpellano da sempre. «La maggior parte dell’umanità è predisposta alla sottomissione: gente inconsapevole, gestita completamente». Lo scrive in un libro il biologo Giovanni Cianti in una considerazione erroneamente attribuita a Carlos Castaneda. «Chi ha capito, ha capito: non ha bisogno di consigli. Chi non ha capito, non capirà mai. Io non biasimo queste persone», scrive Cianti: «Sono strutturate per vivere, e basta: mangiare, bere, respirare, partorire, lavorare, guardare la televisione e mangiare la pizza il sabato sera, andare a vedere una partita. Il mondo, per loro, finisce lì: non sono in grado di percepire altro. C’è invece un piccolissimo gruppo di esseri umani, che possono essere definiti “difetti di fabbricazione”. Sono sfuggiti al “controllo qualità” della linea di produzione. Sono pochi, sono eretici e sono guerrieri». Mi piace molto, questa frase, forse perché anch’io sento di appartenere a questa minoranza. Ma non è solo questione di rifiutare i dogmi, le imposizioni, e di sentirsi guerrieri. E’ anche una questione di sensibilità. Si tratta di porsi domande, di chiedersi sempre il perché delle cose.

E infatti, tutte le grandi tradizioni spirituali – quelle autentiche, dell’antichità, quelle cioè che hanno preceduto l’era dei dogmi – hanno sempre spinto le persone a porsi domande. Tutte le grandi tradizioni iniziatiche dell’antichità erano finalizzate al risveglio della coscienza e della percezione, all’apertura di certi canali che noi possediamo naturalmente, ma che magari non sappiamo come utilizzare. Sono canali di comunicazione tra macrocosmo e microcosmo. Comunicazione diretta: sono dei portali, che abbiamo dentro di noi. Molte persone, semplicemente, li ignorano: non si pongono nemmeno il problema della loro esistenza. Nel libro “Resi umani”, scritto con Mauro Biglino, il biologo molecolare Pietro Buffa riflette sulla nostra parentela con lo scimpanzé: il cucciolo di scimpanzé e il “cucciolo d’uomo” sono praticamente indistinguibili. Poi lo scimpanzé adulto si trasforma e si allontana molto da noi, mentre l’uomo adulto conserva i tratti delle specie domestiche, con scarsissima aggressività, e mantiene i caratteri morfologici del cucciolo, come gli occhi grandi rispetto al resto del corpo: un fenomeno che gli scienziati chiamano “neotenia”.

Siamo stati “domesticati” da qualcuno, che ci ha “fabbricati” con la genetica? Lo dicono i testi sumeri: raccontano che gli Anunnaki “crearono” gli Igigi, loro servitori, progettati per lavorare al posto loro, nelle miniere. La nascita degli Igigi ricorda da vicino quella degli Adamiti, che la Bibbia attribuisce agli Elohim. Nella tradizione eleusina, i nostri “creatori” sono gli dèi Titani. Per la precisione, quattro di loro: Atlante, Menezio, Prometeo ed Epimeteo, figli di Giapeto. Da cui la Stirpe Giapetide, ottenuta anche in quel caso con l’ingegneria genetica. La nostra sarebbe la Quinta Umanità, anche per Esiodo. In vari testi antichi si allude a interventi numerosi e ripetuti, attraverso varie fasi del nostro passato. Si parla di una civiltà avanzata, sbarcata sulla Terra in un’epoca incredibilmente remota. La Terra: un pianeta ottimale per la vita, abitabile, con enormi risorse naturali da sfruttare. Solo che, magari, i primi “pionieri” erano in pochi: un’avanguardia di sparuti colonizzatori.

Per ottenere lavoratori, questi pionieri hanno incrociato i loro geni con quelli di alcuni tipi di primati, al fine di ottenere manodopera a costo zero? Si tratta di un’ipotesi inquietante, come è inquietante che l’umanità attuale presenti tanti segni di soggezione, di sottomissione. Non è un mistero, per psicologi e sociologi: l’Homo Sapiens attuale è estremamente manipolabile, suscettibile di indottrinamenti. Tutte le grandi religioni (monoteistiche, in particolare) hanno sempre imposto dogmi: non spingersi oltre, non cogliere il frutto proibito, non porsi domande, accettare il dogma di fede. E’ la basilare forma di indottrinamento, che nelle religioni monoteistiche accompagna l’essere vivente dalla culla alla tomba. Ci viene insegnato a credere, e tutto i sistema si regge su questo. Proprio tutto? Secondo certe interpretazioni, alcune manipolazioni genetiche sarebbero avvenute in epoche assai remote, prima di 200.000 anni fa, e avrebbero portato alla nascita di alcuni ceppi del Sapiens. Secondo invece la tradizione misterica eleusina, sarebbe avvenuta una successiva manipolazione, ad opera dei Titani, attorno all’anno 80.000 avanti Cristo.

Molto plausibilmente, questa seconda manipolazione dette vita all’Uomo di Cro-Magnon, un ceppo del Sapiens particolarmente evoluto. E’ un enigma, per la storia, perché il Cro-Magnon nasce già avanzato, con elevatissime proprietà di linguaggio e con una struttura sociale organizzata, e si diffonde in buona parte dell’emisfero occidentale. La sua comparsa può aver turbato certi processi precedenti? Ha generato un’anomalia? Una falla, nella cosiddetta Matrix? Secondo determinate teorie, il Cro-Magnon sarebbe l’Uomo di Atlantide: proprio quella particolare umanità che gli Dei Titani avrebbero creato a loro immagine e somiglianza, e che avrebbe generato una propria civiltà in quello che era un grande continente, oggi scomparso, nell’Altantico settentrionale.

Doveva essere un continente che poi sarebbe stato distrutto nell’ambito di una grande guerra, che ci viene descritta nella “Teogonia” di Esiodo come la Titanomachia, una guerra combattuta fra Dei. Secondo certi testi mitologici, questo cosiddetto Primo Impero di Atlantide avrebbe cessato il proprio percorso storico attorno al 19.000 avanti Cristo. Poi, la civiltà umana del Cro-Magnon sarebbe risorta dalle proprie ceneri (dalle palafitte, dalle caverne) fino a tornare grande, organizzata e civile, e a conquistare vastissimi territori, incluso il bacino mediterraneo, il Medio Oriente, buona parte dell’Africa e le Americhe. Sempre secondo alcune interpretazioni, questa particolare parte di umanità avrebbe dato molto fastidio, a certi gestori della Matrix. Lo so, sembra di sconfinare nella fantascienza. E sia: facciamo finta che sia fantascienza. Dunque, immaginiamo che questo sia vero, e che tanti altri ceppi umani siano frutto di una manipolazione finalizzata esclusivamente all’assoggettamento e alla “domesticazione”, per diventare forza lavoro gratuita.

Tutto questo può aver fatto comodo, a certi schemi di potere che poi, di volta in volta, hanno dovuto ricorrere a forme manipolative. Come una sorta di “tagliando”: ogni tanto è stato necessario, nella storia, per certe élite di potere, ricorrere a ulteriori giri di vite, a ulteriori interventi manipolativi a livello concettuale, di dogma, di pensiero religioso, giusto per riportare questa umanità nei binari prestabiliti. Immaginiamo però che una parte di umanità sia sfuggita, a questa logica. Immaginiamo che abbia portato avanti una civiltà libera da questi schemi, libera da certi dogmi, e che questa parte di umanità sia sempre stata contrastata da certi poteri. Poi, la distruzione della Seconda Atlantide (fra il 10800 e il 9600 avanti Cristo, a causa di un cataclisma di origine cosmica) ha segnato di nuovo un duro colpo, per questa umanità.

……….

Pubblicato il

I Minoici in America: recensione di Salvatore Uroni

Ringraziamo lo scrittore Salvatore Uroni per questa sua splendida recensione:

«Ho letto il libro di Nicola Bizzi, I Minoici in America e le memorie di una civiltà perduta, Edizioni Aurora Boreale, e leggerlo è stata un’avventura affascinante. Alcune informazioni contenute nell’opera erano in mio possesso, ma la maggior parte delle conoscenze che Nicola Bizzi ha trasfuso nel libro mi hanno dato l’opportunità di imbarcarmi, come novello Giasone a bordo della nave Argo, in un viaggio alla scoperta di mari e terre dove Storia, Mitologia, evidenze storico monumentali e testimonianze scritte vengono riportate e raccontate, con dovizia di particolari e testimonianze incontestabili, per confutare una storiografia ufficiale ingessata e impermeabile a nuove scoperte che per valore e datazione spazio-temporale mettono in discussione paradigmi obsoleti, e direi oramai indifendibili di fronte a scoperte straordinarie, ben evidenziate nel libro, che raccontano un’altra storia sull’origine e sullo sviluppo della civiltà umana. I Minoici in America si colloca, senza ombra di dubbio, nel solco di quel grande risveglio che sempre più si sta manifestando in tutto il mondo in questa fase storica. Il libro di Nicola Bizzi contribuisce a questo grande risveglio e si fa strumento per abbattere muri di menzogne per riportare alla luce la verità sulla vera origine e sulla vera natura del genere umano. Consiglio fortemente di leggerlo».

Salvatore Uroni

Pubblicato il

I Minoici in America: come occultare Atlantide e i Titani

Articolo di Giorgio Cattaneo

https://www.libreidee.org/2021/06/i-minoici-in-america-come-occultare-atlantide-e-i-titani/

E se tutto questo improvviso agitarsi attorno all’ultimo tabù, quello degli Ufo, nascondesse anche la paura per qualcosa che potrebbe accadere nel 2024, con l’ingresso di Plutone in Acquario, che per gli astrologi significa “rivoluzione”, cambio di passo epocale per il pianeta? Non è che i protagonisti dell’attuale ultimo show, la cosiddetta “disclosure aliena” (perfetta per archiviare l’altro spettacolo planetario, quello del Covid) hanno il fondato timore che, esattamente fra tre anni, lo spazio possa riservare sorprese indesiderabili, per gli odierni dominatori della Terra? Ragionando ad alta voce a “L’Orizzonte degli Eventi“, sul canale YouTube di “Border Nights”, Nicola Bizzi la butta lì: c’è chi pensa sia possibile che, proprio nel 2024, tornino dalle nostre parti quelli che la tradizione mitologica ha chiamato Titani. Ovvero: “divinità” che sarebbero approdate 90.000 anni fa alle nostre latitudini, provenienti dal sistema solare di Tau-Ceti.

Statua marittima di Poseidone alle Canarie

Ne parla Esiodo nella Titanomachia racchiusa nella Teogonia: i Titani sarebbero stati sfrattati 20.000 anni fa dopo aver perso una “grande guerra cosmica” con altre entità, che poi si sarebbero fatte conoscere come dèi olimpici nell’Ellade, e con nomi diversi in altri continenti. E perché mai sarebbero così importanti, i Titani come Prometeo, Atlante e Poseidone? Perché sarebbero stati i nostri “padri”, nientemeno: i discendenti di Giapeto ci avrebbero “fabbricati” geneticamente 80.000 anni fa, dando origine all’Uomo di Cro-Magnon, nei territori – non ancora sommersi e non ancora frazionati in arcipelago – del più mitico dei continenti scomparsi: Atlantide. Un’area vastissima, probabilmente estesa dalle Azzorre alle Svalbard, con le sue propaggini orientali non distanti da Gibilterra. Era comodo, il “continente perduto”, per raggiungere sia l’America che il Mediterraneo.

Bene, e chi lo dice? Chi la racconta, questa storia? Platone, innanzitutto: nel Crizia, soprattutto nel Timeo e poi forse anche nell’Ermocrate, altro dialogo del sommo filosofo greco (andato smarrito o addirittura mai scritto, solo pensato). Però l’esistenza di Atlantide la davano per scontata anche autori come Tucidide e Tertulliano, Diodoro Siculo, Strabone, Plinio il Vecchio, Seneca: per loro era storia, non leggenda. Lo ricorda lo stesso Bizzi, nel monumentale saggio “I Minoici in America”, che ripercorre “le memorie di una civiltà perduta”. Dettaglio: anche tramite Solone, suo avo, Platone attinge le sue informazioni dall’Egitto, dove i sacerdoti avrebbero conservato il ricordo ancestrale dei primissimi colonizzatori venuti dal mare: la Stirpe del Leone, che avrebbe disseminato le rive del Nilo di piramidi e sfingi dalla testa leonina.

Labrys

Se l’origine “titanica” dell’umanità occidentale è una radicata convinzione della tradizione misterica eleusina, non suffragata però da documenti originali e fonti dell’epoca, Nicola Bizzi – con lo sguardo dello storico, monitorando attentamente l’archeologia – dimostra il clamoroso oscuramento, più che sospetto, della maggiore civiltà mediterranea che gli eleusini considerano di origine “atlantidea”: l’Impero Minoico di Creta. La tesi esposta: i “popoli del mare” risalenti a quel tempo (lelegi, pelasgi, egei e, infine, cretesi e troiani) restano “scomodi”, da studiare; si tende a sminuirne il ruolo, proprio per non dover approfondire la loro provenienza. Da dove venivano, le genti che seppero erigere i palazzi di Festo e Cnosso millenni prima dell’età greca?

Erano provetti navigatori, presenti in Egitto ben prima dei faraoni. Guerrieri, mercanti, formidabili architetti. Una civiltà stranamente avanzata, in possesso di una lingua come il Lineare A. La progenie dei Minosse si era espansa in tutto il Mare Nostrum, fino all’Anatolia e al Mar Nero, anche se si stenta sempre a evidenziare le sue tracce. Mezza Europa, poi – dalla Sardegna alle Isole Britanniche – mostra i segni di una cultura affine, megalitica, che “specchia il cielo con le pietre” riproducendo costellazioni, esattamente come poi faranno le culture precolombiane dell’America centro-meridionale. C’era un mondo molto più vasto, nel 3000 avanti Cristo, di quello che la storiografia ufficiale (sempre più spiazzata dai ritrovamenti recenti, come quello di Göbekli Tepe in Turchia) sia tuttora disposta a riconoscere? C’era stato un Grande Prima, che poi è stato meticolosamente occultato fino ai nostri giorni?

Atlantide ricostruzione cartografica

Purtroppo, premette Bizzi, l’archeologia resta ingessata nelle sue ataviche pigrizie: continua a non ammettere (con un atteggiamento ben poco scientifico) la necessità di incrociare i propri dati con quelli di altre discipline. Per esempio: solo nel 2014, i geofisici hanno finito di capire che la Terra è stata terremotata da un doppio schianto apocalittico, di origine cometaria: la prima onda d’urto nel 10800, la seconda nel 9600 avanti Cristo. Il che – annota lo storico – corrisponde con la datazione (tradizionale, eleusina) dell’inabissamento di Atlantide. Una sorta di spaventoso Grande Reset, dal quale quella civiltà sarebbe poi risorta – dopo il “diluvio” – arrivando a rifiorire nel Mediterraneo fino all’altro cataclisma, l’esplosione del vulcano Santorini (attorno al 1600) che decretò il declino irreversibile dei Minoici, la cui ultima battaglia – la Guerra di Troia, che Omero narra nell’Iliade – verso il 1250 avrebbe messo fine all’ultimo capitolo dei popoli di origine “titanica”, non indoeuropea.

In realtà, alle fonti eleusine è dedicato solo l’ultimo capitolo de “I Minoici in America”, in cui Bizzi esibisce inediti documenti custoditi dai discendenti italiani di quella corrente culturale, che si vuole originata dall’apparizione a Eleusi (alle porte di Atene) della dea Demetra: nel 1216, caduta Troia, la dea avrebbe rivelato alla comunità eleusina (di origine minoica) la sua vera storia, preannunciando un lunghissimo esilio, le persecuzioni in arrivo (puntualmente verificatesi, da Teodosio in poi) e infine un ritorno, da parte delle divinità “titaniche”. Chi è appassionato ai risvolti meta-storici, spesso classificati come mitologici, noterà certe ricorrenti ridondanze: per gli eleusini, Demetra veniva da Enna, in Sicilia, mentre Virgilio (nell’Eneide) affiderà al troiano Enea il ruolo di fondatore di Roma. La radice “En”, avverte Bizzi, significa “inizio”. E proprio En’n era il nome dell’isola maggiore del leggendario arcipelago perduto nell’Atlantico.

I Minoici in America

Loro, gli Ennosigei, avrebbero egemonizzato le Sette Grandi Isole del Mar d’Occidente: da un loro geroglifico (”Hath-Lan-Thiv-Jhea”) il nome Atlantide, che in antico suonerebbe “la Grande Madre venuta dal mare”, a sottolineare l’impostazione matriarcale delle origini. Per gli Eleusini, dice Bizzi, non è un caso che – sconfitti i Titani – le nuove divinità “usurpatrici” abbiano imposto culti dogmatici e schemi sociali basati sul potere patriarcale. Sempre secondo l’autore, il corpus sapienziale eleusino (il Tesoro del Tempio e gli Hierà) riuscì a sopravvivere in clandestinità grazie a Nestorio il Grande, leggendario Pritan degli Hierofanti eleusini, che lo fece sparire prima che a Eleusi facessero irruzione i Goti di Alarico, inviati dai vescovi cristiani: volevano mettere le mani su tutti quei rotoli. Come se il culto “titanico” dovesse sparire dalla scena, per cancellare la memoria dell’imbarazzante origine atlantica? Operazione riuscita solo a metà, se è vero che l’ombra di Eleusi – mille anni dopo – riuscì ad allungarsi sul Rinascimento italiano, ispirando svariate signorie a cominciare da quella medicea.

Va però precisato che “I Minoici in America” non è un libro a tesi: attraverso 600 pagine di trattazione documentata, densa di citazioni puntualissime e corroborata da una bibliografia scientifica imponente, Nicola Bizzi si concentra soprattutto sugli studi dei ricercatori di oggi, pronti a denunciare le falle più vistose dell’archeologia ufficiale. Si mettono così a nudo le lacune e le contraddizioni di una narrazione che sembra voler parlare il meno possibile di Creta e dei suoi regnanti, delle loro fondamentali conquiste agevolate dalle superiori conoscenze di cui erano in possesso. Una su tutte – quella metallurgica – avrebbe permesso al Mediterraneo di entrare nell’Età del Bronzo, attingendo di colpo a un’enorme quantità di rame, ben superiore a quella disponibile a Cipro.

Isle Royale Michigan

«E’ stato stimato che oltre un milione di tonnellate di rame sia stato estratto, da ignoti minatori e per un periodo continuativo di circa mille anni, in migliaia di pozzi e gallerie sull’Isle Royale e sulla penisola Keweemaw, nello Stato americano del Michigan, nella zona dei Grandi Laghi al confine con il Canada». Lo si legge nell’incipit del capitolo “Le miniere minoiche del Michigan”: la datazione al radiocarbonio dei resti delle travi di legno utilizzate nelle gallerie risale fino al 3700 avanti Cristo. Secondo punto: per l’odierna mineralogia, che consente di determinare il “Dna” dei metalli e dunque la loro provenienza, il rame di Creta corrisponde esattamente a quello del Michigan. Terzo punto: come si naviga (a vela e a remi) dall’Egeo al Lago Superiore? Lo spiegano benissimo i tanti navigatori, antichi e poi medievali, che dall’America andavano e venivano tramandandosi rotte segrete e gelosamente custodite, dai tempi dei fenici e, prima ancora, dell’Impero dei Minosse.

Dopo “Da Eleusi a Firenze” (e in attesa del sequel “Da Eleusi a Washington”), chi apprezza le indagini di Bizzi non potrà che trovare appagante l’immersione tra le pagine di quest’ultimo prezioso lavoro, capace di incrociare dati ufficiali, riscontri mitologici e testimonianze archeologiche “scomode”, lungo una narrazione sempre avvincente e scorrevole malgrado l’abbondanza di note, citazioni e riferimenti bibliografici estremamente accurati,  classici e contemporanei. L’impressione è quella di percorrere una storia parallela, i cui punti cardinali coincidono con quelli convenzionali, facendogli però cambiare segno: come se davvero una specie di grande segreto proteggesse scoperte scoraggiate in ogni modo, dalle navi minoiche cariche di lingotti, rinvenute nei nostri fondali, alle città (greche) localizzate nella selva amazzonica da esploratori coraggiosi, poi spariti nel nulla. Non c’è bisogno di fantasticare sugli eventuali Ufo “titanici” del 2024, per interrogarsi sulla domanda di fondo a cui Bizzi prova a rispondere: perché tanto accanimento, nel secolare “cover up” archeologico sui Minoici?

(Il libro: Nicola Bizzi, “I Minoici in America e le memorie di una civiltà perduta“, Edizioni Aurora Boreale, 616 pagine, 30 euro).

Pubblicato il

Atlantide e altre pagine di storia proibita – La prefazione di Boris Yousef

Quando Nicola Bizzi mi ha proposto di realizzare una prefazione al suo ultimo saggio Atlantide e altre pagine di storia proibita, ho accettato subito e senza alcuna riserva, perché, conoscendo piuttosto bene l’Autore, la sua preparazione e il suo stile di scrittura – estremamente dotto ed erudito ma al contempo anche colloquiale ed esplicativo, già dal titolo avevo immaginato che si trattasse di un buon prodotto. E, una volta che mi sono cimentato nella sua lettura, non solo non ne sono rimasto deluso, ma devo confidarvi che mi sono ritrovato davanti ad un libro che, per prospettiva e profondità dei contenuti, travalicava di molto le mie seppur ottimistiche aspettative.

Atlantide e altre pagine di storia proibita di Nicola Bizzi non è un semplice saggio sui misteri del passato e sulle antiche civiltà scomparse come molti se ne possono trovare oggi nelle librerie. È un vero e proprio viaggio iniziatico, supportato dal rigore storico e dalla competenza del suo Autore, uno storico e scrittore che ha dedicato la propria vita alla ricerca delle più autentiche radici della civiltà umana sulla Terra e alla riscoperta della Tradizione Occidentale. Questo suo ultimo imponente lavoro può essere definito senza esitazioni un condensato di oltre venti saggi diversi, in cui il lettore viene trasportato e al contempo guidato per mano attraverso le barriere del tempo e dello spazio, dalla mitica Atlantide agli splendori e ai misteri della civiltà Minoica cretese, dall’Egitto dei Faraoni al Telestérion di Eleusi, fino ad arrivare a Ipazia di Alessandria, ai segreti della Teogonia di Esiodo e dell’Oracolo di Delfi e al mistero dei Templari. Un libro che nasce da una serie di riflessioni su grandi temi irrisolti della Storia, dell’Archeologia, della Mitologia e della sfera del sacro degli antichi popoli; temi ed argomenti che Nicola Bizzi, come ha specificato nella sua introduzione, ha avuto modo di affrontare nel corso degli ultimi anni in convegni e conferenze e su varie riviste, da Aesyr a Novum Imperium, da Archeomiste-ri a Satormagazine.

Conosco l’Autore fin dai primi anni ’90. All’epoca mi trovavo a Roma per seguire un master di specializzazione in Antropologia Culturale e ricordo che Nicola Bizzi mi contattò attraverso un comune amico dopo aver letto alcuni miei articoli di argomento archeologico concernenti la civiltà Minoica cretese. Rimasi piacevolmente sorpreso dall’apprendere, già nel corso delle nostre prime telefonate, che non solo era esponente di un centro culturale improntato sullo studio della Tradizione Misterica Eleusina, ma che a tale Tradizione egli inoltre apparteneva, sia per percorso iniziatico che per trasmissione familiare. Nicola Bizzi, infatti, oltre ad essere uno stimato storico, uno scrittore, un editore e un organizzatore di eventi culturali, è soprattutto un grande Iniziato. Non fa certo mistero della sua appartenenza alla Massoneria e all’Ordine degli Eleusini Madre, una delle realtà iniziatiche più antiche, chiuse e misteriose, un’importante realtà iniziatica che è fra le poche ad essere sopravvissute dalla tarda antichità fino ad oggi, attraversando indenne la triste stagione delle persecuzioni cristiane nei confronti di tutti gli altri culti, un forzoso ma necessario ingresso nella clandestinità e i secoli bui del Medio Evo. Una realtà iniziatica che, attraverso l’operato di suoi importanti e celebri esponenti, ha dato vita all’Umanesimo e al Rinascimento; una realtà iniziatica che si pone alla base della stessa Tradizione Occidentale, e che solo da pochi anni, per decisione del 73° Pritan degli Hierofanti Guido Maria St. Mariani di Costa Sancti Severi, persona che conosco e che profondamente stimo, ha deciso di intraprendere una politica di graduale apertura nei confronti del mondo profano.

Da oltre vent’anni, quindi, conosco l’Autore di questo libro e ho avuto modo di apprezzare la sua competenza, collaborando con lui in più occasioni e in vari progetti culturali ed editoriali.

Nicola Bizzi sa quindi di cosa parla quando introduce i lettori nel mondo degli antichi Misteri, e quando ci narra del martirio di Ipazia di Alessandria e di Galeria Valeria, due donne straordinarie, due Iniziate di cui è stata tentata addirittura la cancellazione della memoria storica. E sa di cosa parla quando ci spiega i misteri ed i segreti della Teogonia di Esiodo e la realtà storica della Titanomachia, e quando afferma categoricamente che non sono mai esistite, se non nei sogni degli sciocchi o dei contro-iniziati, né una fantomatica “Unica Tradizione Primordiale” né tantomeno una presunta unità trascendente di tutte le religioni.

In suoi precedenti saggi ed articoli, Nicola Bizzi ha sostenuto che la comune visione che abbiamo oggi della mitologia greca e romana è profondamene errata e in questo suo nuovo libro ci spiega quanto tale visione sia necessariamente da riscrivere e da reinterpretare se vogliamo comprendere le più autentiche radici della Tradizione e del Mito. E ci spiega con grande naturalezza come, prima di quella attuale, siano esistite sulla Terra altre precedenti umanità che ci hanno lasciato innumerevoli resti e testimonianze che l’Archeologia, aggrappata ai suoi obsoleti preconcetti e alle sue paure, si ostina a ignorare o a negare. E, parlando di Atlantide, non gira intorno all’argomento, ingolfando le pagine di “se” e di “ma” o di sterili e inutili ipotesi e congetture, come sono soliti fare molti altri scrittori privi di argomenti. Lui viene subito al punto, sbattendo letteralmente in faccia all’intero establishment accademico, ingessato nei suoi falsi stereotipi e nei suoi traballanti paradigmi, che non solo esistono ormai da decenni le prove documentarie che prima del X° millennio a.C. siano esistite non una ma varie civiltà avanzate e progredite, ma che addirittura da pochi anni è stata finalmente trovata dagli scienziati la “pistola fumante”, ovverosia la prova oggettiva del tracollo e della repentina scomparsa di tali civiltà: i due impatti cometari del Dryas Recente.

Nicola Bizzi non si dimostra tenero neppure con quella schiera di sedicenti storici e ricercatori che pretenderebbero di identificare l’Atlantide descrittaci da Platone con la Creta minoica, basandosi sul fatto che fu l’eruzione di Santorini che, attorno al 1600 a.C. pose drammaticamente fine a tale civiltà e ipotizzando goffamente che il grande Filosofo e Iniziato ateniese potesse essersi sbagliato, indicando la fine di Atlantide novemila anni prima della sua era anziché novecento! Rigettando con fermezza simili scempiaggini, egli ci dimostra come la Tradizione Misterica Eleusina abbia tramandato alcuni testi segreti che non solo confermano cronologicamente la versione di Platone, ma che ci narrano con dovizia di particolari la storia di una grandiosa civiltà sorta nell’Atlantico settentrionale, su quelle che vengono definite come le “Sette Grandi Isole del Mar d’Occidente”; una civiltà che al suo apice di espansione conquistò e colonizzò l’America centrale e meridionale, il bacino mediterraneo, l’Europa meridionale e buona parte del Nord Africa e del Vicino Oriente, lasciando ovunque in quelle terre testimonianza di sé. Una civiltà che scomparse drammaticamente attorno al 9600 a.C., una data che non solo corrisponde a quella indicataci da Platone ma che è anche la stessa del secondo grande impatto cometario che devastò l’intero pianeta facendolo ripiombare nella preistoria, ponendo fine alla piccola era glaciale del Dryas Recente e determinando in tutto il mondo un repentino innalzamento del livello dei mari. O, se preferite, un “Diluvio”, quel grande Diluvio di cui troviamo menzione in tutte le tradizioni mitologiche e religiose della Terra.

La civiltà Minoica di Creta non sarebbe quindi stata “Atlantide”, ma soltanto una delle colonie di tale civiltà nel contesto del Mediterraneo.

Per non parlare, poi, delle straordinarie conferme che i testi misterici della Tradizione Eleusina forniscono a determinate oscure ed intricate realtà che troviamo solo parzialmente esposte in saggi come L’altra Europa di Paolo Rumor!

La Storia che ci racconta Nicola Bizzi è quindi realmente una Storia “proibita”, perché per troppo tempo i Controllori della Matrix hanno deciso che tale dovesse essere, impedendo al genere umano di accedervi, di conoscerla. Ma non vi anticipo altro, lasciandovi alla lettura di un libro che senz’altro non vi lascerà indifferenti. Un libro che probabilmente avrà il potere di risvegliare le vostre coscienze.

Boris Yousef

Belgrado, Maggio 2018.