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Rifiuti tossici e segreti di Stato – Nicola Bizzi

di Nicola Bizzi

Articolo pubblicato su Signoraggio.it il 13 Novembre 2013 e in seguito incluso nel saggio Nuovo Disordine Mondiale (Edizioni Aurora Boreale, Firenze 2020)

Finalmente sono stati svelati i nomi dei responsabili dell’applicazione del Segreto di Stato sull’ecatombe ambientale della Campania. Le sconvolgenti rivelazioni del boss pentito Carmine Schiavone sullo smaltimento clandestino in vaste zone della regione di rifiuti tossici e radioattivi e la recente diffusione dell’inchiesta condotta dalla U.S. Navy sullo stato di pericolosità dei terreni coinvolti in questi traffici e sulla relativa contaminazione delle falde acquifere, di cui mi sono occupato in precedenti miei articoli, non possono fare a meno di farci riflettere sui veri responsabili di questa criminale ecatombe ambientale. Non mi sto riferendo soltanto alle responsabilità “materiali” dei clan che per decenni hanno prosperato con il business dei rifiuti, con la complicità e la connivenza di industriali e piccoli esponenti locali della politica. Esistono, infatti, responsabilità ben maggiori: le responsabilità di quelle alte cariche dello Stato e delle istituzioni che, pur sapendo come stavano le cose, hanno taciuto, nascondendo per anni al popolo italiano la verità, non avviando le bonifiche necessarie e occultando tutto agli occhi dell’opinione pubblica con l’imposizione del Segreto di Stato.

In Italia, oltre ad essere tutti schedati, controllati e intercettati come in pochi altri paesi al mondo, siamo anche vittime di una sistematica occultazione della verità su tutte le questioni più rilevanti, con l’indiscriminata applicazione del Segreto di Stato, una abominevole pratica che è stata applicata anche in merito alle dichiarazioni di Carmine Schiavone, che, verbalizzate nel 1993, vennero secretate dal primo Governo Prodi nel 1997, rimanendo tali per sedici lunghi anni. É infatti soltanto questo mese che il vincolo del segreto è venuto meno e abbiamo finalmente potuto conoscere la tragica portata di questa vicenda.

Ma che cos’è il Segreto di Stato? Si tratta di un vincolo giuridico che determina l’esclusione di una notizia dalla divulgazione, ponendo delle sanzioni verso chiunque violi a riguardo il vincolo del silenzio. Una pratica che, nonostante entri pesantemente in conflitto con i fondamentali diritti civili garantiti da tutte le costituzioni dei paesi civili (come ad esempio la libertà di informazione, il diritto alla sicurezza, alla salute e alla difesa dei cittadini), viene applicata con sempre maggiore frequenza, offendendo in tal modo la dignità e l’intelligenza di interi popoli.

Il Segreto di Stato, inoltre, è uno dei pochi atti legittimi di competenza di governi o parlamenti che non possiede i requisiti di generalità e universalità propri delle leggi, e che al contrario riguarda singoli fatti e persone, che sono tipicamente ambiti di azione di altri soggetti come la magistratura e la stampa. Può consistere nel divieto di pubblicare determinate informazioni, o di prendere visione di documenti, oggetti, luoghi o persone che portino a conoscenza di informazioni riservate. E può essere deliberato in via preventiva, senza atti in corso che comportino questo tipo di rischi, ovvero a seguito di una richiesta formale a procedere da parte della magistratura, o nel corso di indagini di polizia o di inchieste giornalistiche.

Tale obbligo di non divulgazione viene posto su una determinata notizia tramite una procedura avente valore di principio fondamentale costitutivo e riguardante un numero finito di informazioni la cui divulgazione potrebbe costituire limitazione di sovranità nazionale o della sicurezza di popolazioni civili e di risorse. Il segreto può riguardare fatti di natura militare, civile o politica. Secondo alcuni critici la segretezza dei documenti può ledere il diritto di cronaca dei giornalisti e il diritto d’informazione dei cittadini, così come le sanzioni per chi entra in possesso di taluni documenti e li pubblica, possono tradursi in una forma di censura che lede la libertà di stampa.

Per contro i suoi sostenitori argomentano che in certi casi pubblicare alcune informazioni potrebbe causare danni di portata ben più vasta rispetto all’occultamento stesso, e che quindi il segreto di stato sia una pratica da usare con parsimonia, ma talvolta necessaria.

In Italia il Codice Penale considera due livelli di segreto: segreto in senso proprio e vietata divulgazione.

Mentre il segreto militare è stato regolamentato già nel 1941 dal Regio Decreto n. 1161 a firma di Vittorio Emanuele III° e Benito Mussolini, il Segreto di Stato è stato formalmente introdotto dalla legge n. 801 del 24 Ottobre 1977 (“Istituzione e ordinamento dei servizi per le informazioni e la sicurezza e disciplina del Segreto di Stato”) e successivamente perfezionato da due decreti ministeriali (il D.M. 1406/1995 n. 519 per la Difesa e il D.P.C. 1003/1999 n. 294 per i Servizi Segreti) e, infine, dalla legge n. 124 del 3 Agosto 2007 (“Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”), che, ispirata da proposte di Giuseppe Cossiga, ridisciplinò radicalmente le funzioni specifiche dei singoli addetti, precisandone le responsabilità funzionali. Con tale legge vennero definite le aree di competenza del personale, stabilendo aree dove esso è autorizzato ad agire e aree dove invece non lo è, superando rilevanti incertezze che erano state fonti di polemiche nel passato. Essa ha introdotto l’articolo 270-bis del Codice di Procedura Penale. Ai sensi di tale norma (inserita in tutta fretta in seguito alla vergognosa vicenda del rapimento dell’imam Abu Omar) l’autorità giudiziaria – quando abbia acquisito, tramite intercettazioni, comunicazioni di servizio di appartenenti al Dipartimento per le Informazioni sulla Sicurezza o ai Servizi di Informazione per la Sicurezza – dispone l’immediata secretazione e la custodia in luogo protetto dei documenti, dei supporti e degli atti concernenti tali comunicazioni.

La legge stabilisce però che il Segreto di Stato debba decadere dopo 15 anni; tale termine può essere prorogato dal Presidente del Consiglio (o dalle altre autorità competenti), ma non può mai, in ogni caso, superare i 30 anni. Sappiamo benissimo però che esistono casi, come ad esempio quello del disastro di Ustica, sui quali il segreto persiste ad oltranza, in spregio quindi non solo alle leggi stesse di questo Stato, ma anche alla sete di verità e giustizia dei parenti delle vittime.

Un ulteriore giro di vite sulla repressione e l’occultamento delle verità scomode è stato dato il 16 Aprile 2008, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 Aprile, che definisce gli “interessi supremi da difendere con il Segreto di Stato”: «l’integrità della Repubblica, anche in relazione ad accordi internazionali; la difesa delle Istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento; l’indipendenza dello Stato rispetto agli altri Stati e le relazioni con essi; la preparazione e la difesa militare dello Stato».

La Corte Costituzionale, con una sentenza dell’11 Marzo 2009 (n. 106), si è pronunciata escludendo il sindacato giurisdizionale sull’individuazione delle notizie che possano costituire Segreto di Stato, pronunzia che è stata definita “scandalosa” da molti costituzionalisti.

Secondo la Corte, «l’individuazione degli atti, dei fatti, delle notizie che possono compromettere la sicurezza dello Stato e che devono rimanere segreti» costituisce il risultato di una valutazione “ampiamente discrezionale”. Deve pertanto escludersi ogni sindacato giurisdizionale, in quanto «è inibito al potere giurisdizionale di sostituirsi al potere esecutivo e alla pubblica amministrazione, e di operare il sindacato di merito sui loro atti». L’esercizio del potere di secretazione sarebbe quindi assoggettato al solo Parlamento, «sede normale di controllo nel merito delle più alte e più gravi decisioni dell’esecutivo», attraverso il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir, già Copaco).

Con la stessa pronuncia, la Corte Costituzionale ha esteso anche agli agenti indagati quanto previsto dall’art. 41 della legge 124/2007, ossia che «ai pubblici ufficiali, ai pubblici impiegati e agli incaricati di pubblico servizio è fatto divieto di riferire riguardo a fatti coperti da segreto di Stato», permettendo così a Marco Mancini di evitare il giudizio in riferimento allo scandalo “Telecom-SISMI”.

Da Ustica fino alle scie chimiche, passando per le vicende dell’Italicus, di Abu Omar e Niccolò Pollari, non è facile reperire una lista completa ed esaustiva di tutti i casi in cui il Segreto di Stato è stato imposto negli ultimi decenni dai vari Governi che si sono succeduti, ma devo rilevare che Silvio Berlusconi ha battuto ogni record, intensificando come non mai l’uso di questa vergognosa pratica, arrivando all’imposizione del Segreto di Stato persino sui lavori della sua villa privata in Sardegna (Villa Certosa).

L’utilizzo estensivo del Segreto di Stato in particolare durante il Governo Berlusconi IV ha sollevato numerose critiche, fra cui quelle di Felice Casson, secondo il quale «è invalso un uso esagerato e non corretto dell’apposizione del Segreto di Stato», e si dimenticherebbero «gli interessi costituzionalmente protetti in gioco: l’accertamento della verità su fatti gravissimi e l’esercizio della giurisdizione». «Il messaggio che passa – sempre secondo Casson – è che i servizi segreti possono fare quello che vogliono, tanto poi possono appellarsi al segreto e tutto finisce lì».

Ho voluto fare un po’ di cronistoria, certo comunque di non avervi annoiati, per poter adesso focalizzare meglio l’attenzione sulla vicenda campana dei rifiuti tossici e per capire come è stato possibile che le dichiarazioni rilasciate da Carmine Schiavone durante l’audizione alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse siano state secretate, e quindi tenute deliberatamente nascoste all’opinione pubblica, per ben sedici anni.

Chi, e soprattutto perché, sono stati i responsabili di questo criminale occultamento della verità che è costato la vita, in tutto questo tempo, a migliaia di ignari cittadini morti di cancro per aver continuato a risiedere nelle aree contaminate e per aver continuato a nutrirsi dei frutti di quelle martoriate terre?

Giampaolo Rossi, in un suo coraggioso articolo appena pubblicato sul blog di informazione indipendente Wilditaly, ha fatto nomi e cognomi, individuando i principali responsabili del secretamento di questa gravissima vicenda. Persone che erano ai vertici delle istituzioni e, soprattutto, nei ruoli chiave che hanno riguardato le questioni giudiziarie di quel periodo e, inevitabilmente, anche le dichiarazioni di Schiavone. Personaggi che sapevano, o che comunque «non potevano non sapere» e che hanno deliberatamente preso la decisione di non parlare, di nascondere all’opinione pubblica quello che forse è il peggiore disastro ambientale della storia italiana e di tacere informazioni che erano indispensabili per proteggere la salute delle persone residenti nelle zone contaminate da micidiali rifiuti tossici e radioattivi.

Ebbene, l’audizione di Carmine Schiavone risale al 7 Ottobre del 1997. Il Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta era Massimo Scalia, allora Deputato del Gruppo Misto. I membri della Commissione, presenti all’audizione del boss erano: Gianfranco Saraca (Forza Italia), Giovanni Lubrano Di Ricco (Verdi-Ulivo), Roberto Napoliu (Cristiani Democratici) e Giuseppe Specchia (Alleanza Nazionale).

Presidente della Repubblica era in quel momento Oscar Luigi Scalfaro. Presidente del Consiglio era Romano Prodi e Segretario del Consiglio dei Ministri era Enrico Luigi Micheli. Al Ministero dell’Interno sedeva Giorgio Napolitano (in carica dal 17 Maggio 1996 al 21 Ottobre 1998), mentre Giovanni Maria Flick occupava il Ministero di Grazia e Giustizia. Edoardo Ronchi era il Ministro dell’Ambiente, e Presidente della Corte Costituzionale era in quei giorni Renato Granata. Vice Presidente del Consiglio era Walter Veltroni, mentre alla Presidenza della Camera e del Senato sedevano rispettivamente Luciano Violante e Nicola Mancino.

Non c’è che dire: proprio una bella compagnia! Questi sono, come rileva Giampaolo Rossi, i nomi dei personaggi che hanno deciso, favorito (o comunque non impedito) l’imposizione del Segreto di Stato.

Rossi non è stato in grado di individuare con certezza chi fosse in quel momento il Direttore del COPACO, il Comitato che ha preceduto il COPASIR, nato nel 2007, ma ci dimostra comunque chi fosse in quel momento il Segretario Generale del CESIS (Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza): Francesco Berardino. La maggior parte di questi personaggi riveste tutt’oggi ruoli di primo piano nella politica italiana e nelle istituzioni della Repubblica. In un paese “normale” avrebbero avuto almeno la dignità di dimettersi, prima di finire magari sotto processo. In paesi come la Cina o l’Iran difficilmente avrebbero evitato il plotone di esecuzione o l’impiccagione. In Italia, dove invece tutto è consentito, purché avvenga alla faccia del Popolo, il silenzio regna sovrano. Ma si tratta di un silenzio assordante, un silenzio mortale, come le esalazioni che emanano dal sottosuolo nelle zone contaminate dai Casalesi.

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Quando Giorgio Napolitano non si accorgeva del “grande traffico” che avveniva sotto di lui – Nicola Bizzi

QUANDO GIORGIO NAPOLITANO NON SI ACCORGEVA DEL “GRANDE TRAFFICO” CHE AVVENIVA SOTTO DI LUI

di Nicola Bizzi

Articolo pubblicato su Signoraggio.it il 19 Gennaio 2014 e successivamente incluso nel saggio Nuovo Disordine Mondiale (Edizioni Aurora Boreale, Firenze 2020)

Per capire il presente, occorre conoscere bene il passato: riascoltiamo come Bettino Craxi, al processo Cusani nel 1993, inchiodava Giorgio Napolitano alle sue responsabilità sui copiosi finanziamenti da fonti illegali che riceveva il PCI.

Sono passati ormai ventidue anni dall’avvio dell’inchiesta “Mani Pulite” della Procura di Milano, che scatenò il più grande terremoto politico della nostra storia repubblicana, quello di “Tangentopoli”, che decapitò per via mediatico-giudiziaria tutta la classe politica di allora (ad eccezione del PCI-PDS) e decretò la morte della cosiddetta “Prima Repubblica”.

Nonostante le tenaci resistenze di alcuni giornalisti prezzolati “di regime” che, forti della tessera del PD che hanno in tasca, pretendono ancora di avere il monopolio sulla verità, appare ormai chiaro, a distanza di oltre un ventennio, che l’operazione “Tangentopoli” fu un vero e proprio golpe istituzionale, preparato a tavolino fin dal 1989. Un golpe che, puntando sulla mediaticità di processi-spettacolo e sullo scatenamento di un’ondata di isteria giustizialista collettiva, vide in azione nel nostro Paese, con la sicura regia di forti potentati finanziari di oltreoceano, un pericoloso asse composto dal PCI-PDS e dalla grande industria ad esso vicino, da una certa magistratura politicizzata e dal cosiddetto “quarto potere”, quello dei media. Un asse il cui obiettivo era portare al governo della Nazione quella parte politica che era stata incoronata come principale referente della grande finanza internazionale e dei potenti circoli di potere sovranazionali e transnazionali (Bilderberg, Pinay, ERT Europe, Trilaterale, etc.). C’era infatti un intero Paese da macellare e da svendere ai signori dell’usurocrazia mondiale, c’erano le lucrose privatizzazioni da fare, c’era da dare il colpo definitivo alla nostra sovranità monetaria con la definitiva privatizzazione della nostra Banca Centrale, c’era da far entrare l’Italia nel già preparato e già tracciato percorso della moneta unica europea. E la classe politica di allora, che sicuramente “rubava” (né più né meno del PCI), ma che almeno lo faceva nell’interesse della Nazione e per sostenere le costose macchine dei partiti, non avrebbe favorito certi disegni criminali. Lo aveva fatto capire bene Francesco Cossiga, che con le sue “picconate” tentava disperatamente di trasformare l’Italia in un Paese normale, in una democrazia compiuta, prima che fosse troppo tardi. Lo aveva fatto capire Bettino Craxi, che nell’Agosto del 1990 rispedì al mittente gli “avvertimenti” ed i “consigli” che Enrico Cuccia gli aveva fatto avere a Hammamet tramite il suo messaggero Salvatore Ligrestri. Lo aveva fatto capire bene anche Giulio Andreotti all’indomani dell’omicidio a Mondello dell’europarlamentare della DC Salvo Lima, crivellato dai colpi di due sicari. E lo aveva fatto capire molto bene anche il Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, definito da Cossiga, nella prefazione del libro di memorie Un irregolare nel Palazzo, «il primo che comprese che stava per scatenarsi la bufera di Mani pulite e che vi era il pericolo che si tentasse, come poi infatti accadde, un vero e proprio golpe istituzionale per via giudiziaria contro la Prima Repubblica».

E sappiamo tutti come è andata. L’ex PCI, da poco trasformatosi gattopardescamente in PDS per tentare di aggirare la conventio ad excludendum che l’aveva sempre tenuto fuori dal governo della Nazione, si era ormai reso conto che non avrebbe avuto più chance di arrivare “democraticamente” e per via elettorale al potere, un’ambizione che non aveva mai smesso di covare sin dal lontano 1943. Dopo il crollo del Muro di Berlino e dopo la scissione di Rifondazione Comunista, era ormai un partito in profonda crisi d’identità e in forte calo di consensi. Al suo orizzonte si cominciava ad intravedere e a materializzarsi il peggior incubo dei suoi dirigenti: l’Unità Socialista fortemente voluta da Craxi, un’operazione che avrebbe umiliato i dirigenti di Botteghe Oscure, costringendoli a fare i conti con il passato (sto parlando anche e soprattutto di “conti” economici oltre che morali) e a riconvertirsi, volenti o nolenti, in una grande forza socialdemocratica di ispirazione europea e mitterandiana. Il crollo elettorale alle elezioni amministrative e politiche era palese e sintomatico. Di lì a breve il PSI sarebbe riuscito nel suo storico obiettivo di un sorpasso. Per la generazione degli allora quarantenni (i vari Fassino, D’Alema, Veltroni e compagnia bella) si aprivano due strade: arrendersi o combattere. Scelsero la seconda e vi si incamminarono nel peggiore dei modi: scatenando una guerra mediatico-giudiziaria finalizzata alla distruzione totale degli avversari, distruzione dopo la quale, con la caduta delle teste di tutti i leader delle forze politiche di governo, avrebbero avuto la strada spianata per le tanto ambite e sospirate poltrone.

Ma un colpo di stato, o golpe istituzionale che dir si voglia, complesso e articolato come quello di Tangentopoli, i comunisti nostrani non potevano certo arrivare ad orchestrarlo da soli. Furono in questo aiutati, nella pianificazione del progetto e nella sua attuazione, dalla grande finanza internazionale, ovvero da quello che in teoria doveva rappresentare il loro peggior nemico. Fecero così questo insano ed infausto “patto col diavolo”, che venne suggellato definitivamente con la tristemente famosa crocerina sul panfilo Britannia. In sintesi, certi “poteri forti” li avrebbero aiutati nell’operazione e avrebbero benedetto la loro scalata al Governo. La contropartita era terribile, ma ad essi, nella loro smania di potere, poco importava. Prevedeva il commissariamento e la svendita delle risorse della Nazione ai grandi burattinai internazionali della finanza e del potere bancario. Che poi non siano riusciti ad andare al Governo nel ’94 con la loro “gioiosa macchina da guerra” perché Silvio Berlusconi gli ruppe le uova nel paniere, questa è un’altra storia. Se la sono comunque lega al dito vendicandosi con vent’anni di campagne giudiziarie.

Ma il danno era già stato fatto. Il vaso di Pandora era stato spalancato già con il Governo Amato. Saranno poi i Governi di Prodi e D’Alema a proseguire il saccheggio del Paese, con le privatizzazioni in salsa debenedettiana del ’95, con la ratifica dei peggiori trattati europei che potessimo aspettarci e con l’infausto ingresso nella gabbia dell’Euro.

Oggi (sto scrivendo il 19 Gennaio 2014) è anche l’anniversario della morte di Bettino Craxi. Ritengo doveroso rendere omaggio a un uomo che, nel bene e nel male, ha contribuito a fare grande questo Paese e a ridare agli Italiani un minimo di orgoglio nazionale. Un vero statista come pochi l’Italia ne ha avuti nella sua storia, morto da esule in terra straniera per non aver voluto piegarsi al gioco al massacro e alla distruzione pianificata del nostro tessuto sociale ed economico.

Sappiamo tutti qual’era il sistema di finanziamento illecito dei partiti e della politica negli anni ’80 e sappiamo che in questo sistema erano coinvolti tutti i partiti, sia di governo che di opposizione. Il Partito Comunista Italiano, oltre ad avvantaggiarsi da questo complesso sistema di finanziamento illecito “interno”, ha goduto per decenni anche del cospicuo finanziamento illecito “esterno”, con i miliardi di Dollari che riceveva da Mosca. Eppure il PCI non è stato toccato dai processi di Mani Pulite e per i suoi dirigenti non fu applicata la formula del “non poteva non sapere” tanto invece utilizzata per i dirigenti degli altri partiti. Mentre Craxi è morto in esilio, un dirigente chiave del PCI di allora oggi siede al Quirinale già per la seconda volta consecutiva.

Voglio quindi proporre ai lettori di Signoraggio.it alcuni stralci del processo Cusani del 1993, in cui Craxi, interrogato da Antonio Di Pietro, inchioda Giorgio Napolitano alle sue responsabilità.

Potete anche vedervi la ripresa video originale di queste forti dichiarazioni al link http://www.youtube.com/watch?v=eWqBXwcLSmI.

Antonio Di Pietro: «On. Craxi, per quanto tempo ha rivestito la carica di segretario del P.S.I.?».

Bettino Craxi: «Dal 1976 al 1992, quindi per un lunghissimo periodo».

Antonio Di Pietro: «Lei era al corrente se il P.S.I. negli anni abbia mai ricevuto denaro dalle imprese in modo difforme dalla legge sul finanziamento ai partiti?».

Bettino Craxi: «Mi consenta di chiarire innanzitutto un punto: né la Montedison, né il Gruppo Ferruzzi, né il dott. Sama, né altri, direttamente o per interposta persona, hanno mai dato a me direttamente una lira. Diversamente, tanto il Gruppo Ferruzzi che il Gruppo Montedison, hanno versato contributi all’amministrazione del partito da molti anni. Del resto Montedison e Ferruzzi non versavano solo al PSI».

Antonio Di Pietro: «Questo è vero. Ci è stato riferito da molti».

Bettino Craxi: «Io sono sempre stato al corrente della natura non regolare del finanziamento ai partiti e al mio partito. […] In Italia il sistema di finanziamento ai partiti e alla attività politiche in generale contiene delle irregolarità e delle illegalità, io credo a partire dall’inizio della storia repubblicana. Si tratta di un capitolo che potremmo anche definire “oscuro” della storia della democrazia repubblicana. Da decenni il sistema aveva una parte del suo finanziamento di natura illegale. E non lo vedeva solo chi non lo voleva vedere; e non ne era consapevole solo chi girava la testa dall’altra parte. [..] I partiti erano tenuti a presentare dei bilanci in Parlamento; i bilanci erano sistematicamente falsi. Tutti lo sapevano, ivi compreso coloro che avrebbero dovuto esercitare funzioni di controllo nominati dal Presidente della Camera. […] Né i partiti di opposizione contestavano i bilanci dei partiti di governo, né i partiti di governo contestavano i bilanci dei partiti di opposizione».

Antonio Di Pietro: «Ma allora i partiti di opposizione che opposizione facevano?».

Bettino Craxi: «Riferiamoci al maggiore partito di opposizione, il Partito Comunista Italiano, il quale non è mai stato un partito povero. È sempre stato un partito ricco di risorse. Talvolta si aveva l’impressione che ne disponesse più del principale partito di governo [la Democrazia Cristiana, n.d.a.]. Aveva costruito in Italia la macchina burocratica più potente e organizzata dell’intero mondo occidentale e per questo si avvaleva di un finanziamento che proveniva, o non proveniva del tutto, in gran parte da fonti illegali. Io ho già avuto occasione, Dott, Di Pietro, di scrivere in una memoria che Lei ha avuto la cortesia di ricevere e di leggere, quanto pensavo su questa questione, e del resto l’ho detto ad alta voce in Parlamento. Erano contributi che andavano anche ai partiti di opposizione, ed al maggiore partito di opposizione, a seconda delle convenienze delle industrie, che provenivano dall’in-terno e dell’esterno. Dall’interno provenivano da tutti gli enti in cui erano rappresentati come minoranza, enti nazionali, non ce n’è uno in cui non sia sorto un caso, ivi compresa la metropolitana milanese che non è un ente nazionale; poi c’era tutta una miriade di amministrazioni locali; e poi c’era un grande flusso che proveniva dall’estero, dall’Unione Sovietica, dai Paesi del Comecon e del Patto di Varsavia, e che costituiva una delle voci principali del finanziamento al P.C.I.».

Antonio Di Pietro: «Tutto ciò lo dice perché ha dei documenti?».

Bettino Craxi: «É tutta materia che si ricostruisce, basta scavare. Quando un giorno si apriranno gli archivi del KGB, che in questo momento per decisione del precedente Parlamento russo sono stati coperti dal segreto di Stato, molta di questa materia verrà alla luce. Tuttavia molta ne è già avvenuta e diciamo che di una parte di questa io sono casualmente venuto a conoscenza».

Antonio Di Pietro: «Ha parlato del maggiore partito di opposizione. Ma di quelli minori cosa sa?».

Bettino Craxi: «[…] La verità è che i bilanci erano tutti falsi, o quasi tutti, quelli dei maggiori. C’erano dei bilanci “aggiustati” in qualche modo che non contenevano le risorse aggiuntive. E quindi nessuno aveva interesse ad aprire una polemica di questa natura. Ma non solo per i finanziamenti che venivano dall’estero, anche per quelli che venivano dall’interno».

Antonio Di Pietro: «Cioè?». Bettino Craxi: «Ma scusi, qualcuno può credere che il ravennate Gardini, che aveva grandi interessi in Emilia o in altre località italiane e il cui gruppo aveva grande interesse in Unione Sovietica, non abbia mai dato un contributo al PC.I.? Faccio un esempio. Sarebbe come credere che il Presidente del Senato sen. Spadolini, essendo stato dieci anni segretario del Partito Repubblicano Italiano, abbia sempre avuto un finanziamento assolutamente regolare; o sarebbe come credere che il Presidente della Camera, On. Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni Ministro degli Esteri del P.C.I. e aveva rapporti con tutte le nomenclature comuniste dell’Est, a partire da quella sovietica, non si fosse mai accorto del grande traffico che avveniva sotto di lui tra i vari rappresentanti amministratori del P.C.I. e i Paesi dell’Est: non se n’è mai accorto? Cosa non credibile».

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Alle origini della civiltà umana: Eleusi, Mesopotamia, Immortalità

Il Prof. Nicola Bizzi, fondatore e titolare delle Edizioni Aurora Boreale, è stato intervistato da Alessandra Gargano Mc Leod su Radio Ondaradio sul tema: Alle origini della civiltà umana: Eleusi, Mesopotamia, immortalità.

Qui il link al video: https://www.youtube.com/watch?v=Cu60LpFcnYQ

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Bizzi: Cro-Magno, l’uomo di Atlantide venuto dalle stelle

Articolo di Giorgio Cattaneo

https://www.libreidee.org/2021/04/bizzi-cro-magnon-luomo-di-atlantide-venuto-dalle-stelle/

Chi siamo? Da dove veniamo? Sono domande che ci interpellano da sempre. «La maggior parte dell’umanità è predisposta alla sottomissione: gente inconsapevole, gestita completamente». Lo scrive in un libro il biologo Giovanni Cianti in una considerazione erroneamente attribuita a Carlos Castaneda. «Chi ha capito, ha capito: non ha bisogno di consigli. Chi non ha capito, non capirà mai. Io non biasimo queste persone», scrive Cianti: «Sono strutturate per vivere, e basta: mangiare, bere, respirare, partorire, lavorare, guardare la televisione e mangiare la pizza il sabato sera, andare a vedere una partita. Il mondo, per loro, finisce lì: non sono in grado di percepire altro. C’è invece un piccolissimo gruppo di esseri umani, che possono essere definiti “difetti di fabbricazione”. Sono sfuggiti al “controllo qualità” della linea di produzione. Sono pochi, sono eretici e sono guerrieri». Mi piace molto, questa frase, forse perché anch’io sento di appartenere a questa minoranza. Ma non è solo questione di rifiutare i dogmi, le imposizioni, e di sentirsi guerrieri. E’ anche una questione di sensibilità. Si tratta di porsi domande, di chiedersi sempre il perché delle cose.

E infatti, tutte le grandi tradizioni spirituali – quelle autentiche, dell’antichità, quelle cioè che hanno preceduto l’era dei dogmi – hanno sempre spinto le persone a porsi domande. Tutte le grandi tradizioni iniziatiche dell’antichità erano finalizzate al risveglio della coscienza e della percezione, all’apertura di certi canali che noi possediamo naturalmente, ma che magari non sappiamo come utilizzare. Sono canali di comunicazione tra macrocosmo e microcosmo. Comunicazione diretta: sono dei portali, che abbiamo dentro di noi. Molte persone, semplicemente, li ignorano: non si pongono nemmeno il problema della loro esistenza. Nel libro “Resi umani”, scritto con Mauro Biglino, il biologo molecolare Pietro Buffa riflette sulla nostra parentela con lo scimpanzé: il cucciolo di scimpanzé e il “cucciolo d’uomo” sono praticamente indistinguibili. Poi lo scimpanzé adulto si trasforma e si allontana molto da noi, mentre l’uomo adulto conserva i tratti delle specie domestiche, con scarsissima aggressività, e mantiene i caratteri morfologici del cucciolo, come gli occhi grandi rispetto al resto del corpo: un fenomeno che gli scienziati chiamano “neotenia”.

Siamo stati “domesticati” da qualcuno, che ci ha “fabbricati” con la genetica? Lo dicono i testi sumeri: raccontano che gli Anunnaki “crearono” gli Igigi, loro servitori, progettati per lavorare al posto loro, nelle miniere. La nascita degli Igigi ricorda da vicino quella degli Adamiti, che la Bibbia attribuisce agli Elohim. Nella tradizione eleusina, i nostri “creatori” sono gli dèi Titani. Per la precisione, quattro di loro: Atlante, Menezio, Prometeo ed Epimeteo, figli di Giapeto. Da cui la Stirpe Giapetide, ottenuta anche in quel caso con l’ingegneria genetica. La nostra sarebbe la Quinta Umanità, anche per Esiodo. In vari testi antichi si allude a interventi numerosi e ripetuti, attraverso varie fasi del nostro passato. Si parla di una civiltà avanzata, sbarcata sulla Terra in un’epoca incredibilmente remota. La Terra: un pianeta ottimale per la vita, abitabile, con enormi risorse naturali da sfruttare. Solo che, magari, i primi “pionieri” erano in pochi: un’avanguardia di sparuti colonizzatori.

Per ottenere lavoratori, questi pionieri hanno incrociato i loro geni con quelli di alcuni tipi di primati, al fine di ottenere manodopera a costo zero? Si tratta di un’ipotesi inquietante, come è inquietante che l’umanità attuale presenti tanti segni di soggezione, di sottomissione. Non è un mistero, per psicologi e sociologi: l’Homo Sapiens attuale è estremamente manipolabile, suscettibile di indottrinamenti. Tutte le grandi religioni (monoteistiche, in particolare) hanno sempre imposto dogmi: non spingersi oltre, non cogliere il frutto proibito, non porsi domande, accettare il dogma di fede. E’ la basilare forma di indottrinamento, che nelle religioni monoteistiche accompagna l’essere vivente dalla culla alla tomba. Ci viene insegnato a credere, e tutto i sistema si regge su questo. Proprio tutto? Secondo certe interpretazioni, alcune manipolazioni genetiche sarebbero avvenute in epoche assai remote, prima di 200.000 anni fa, e avrebbero portato alla nascita di alcuni ceppi del Sapiens. Secondo invece la tradizione misterica eleusina, sarebbe avvenuta una successiva manipolazione, ad opera dei Titani, attorno all’anno 80.000 avanti Cristo.

Molto plausibilmente, questa seconda manipolazione dette vita all’Uomo di Cro-Magnon, un ceppo del Sapiens particolarmente evoluto. E’ un enigma, per la storia, perché il Cro-Magnon nasce già avanzato, con elevatissime proprietà di linguaggio e con una struttura sociale organizzata, e si diffonde in buona parte dell’emisfero occidentale. La sua comparsa può aver turbato certi processi precedenti? Ha generato un’anomalia? Una falla, nella cosiddetta Matrix? Secondo determinate teorie, il Cro-Magnon sarebbe l’Uomo di Atlantide: proprio quella particolare umanità che gli Dei Titani avrebbero creato a loro immagine e somiglianza, e che avrebbe generato una propria civiltà in quello che era un grande continente, oggi scomparso, nell’Altantico settentrionale.

Doveva essere un continente che poi sarebbe stato distrutto nell’ambito di una grande guerra, che ci viene descritta nella “Teogonia” di Esiodo come la Titanomachia, una guerra combattuta fra Dei. Secondo certi testi mitologici, questo cosiddetto Primo Impero di Atlantide avrebbe cessato il proprio percorso storico attorno al 19.000 avanti Cristo. Poi, la civiltà umana del Cro-Magnon sarebbe risorta dalle proprie ceneri (dalle palafitte, dalle caverne) fino a tornare grande, organizzata e civile, e a conquistare vastissimi territori, incluso il bacino mediterraneo, il Medio Oriente, buona parte dell’Africa e le Americhe. Sempre secondo alcune interpretazioni, questa particolare parte di umanità avrebbe dato molto fastidio, a certi gestori della Matrix. Lo so, sembra di sconfinare nella fantascienza. E sia: facciamo finta che sia fantascienza. Dunque, immaginiamo che questo sia vero, e che tanti altri ceppi umani siano frutto di una manipolazione finalizzata esclusivamente all’assoggettamento e alla “domesticazione”, per diventare forza lavoro gratuita.

Tutto questo può aver fatto comodo, a certi schemi di potere che poi, di volta in volta, hanno dovuto ricorrere a forme manipolative. Come una sorta di “tagliando”: ogni tanto è stato necessario, nella storia, per certe élite di potere, ricorrere a ulteriori giri di vite, a ulteriori interventi manipolativi a livello concettuale, di dogma, di pensiero religioso, giusto per riportare questa umanità nei binari prestabiliti. Immaginiamo però che una parte di umanità sia sfuggita, a questa logica. Immaginiamo che abbia portato avanti una civiltà libera da questi schemi, libera da certi dogmi, e che questa parte di umanità sia sempre stata contrastata da certi poteri. Poi, la distruzione della Seconda Atlantide (fra il 10800 e il 9600 avanti Cristo, a causa di un cataclisma di origine cosmica) ha segnato di nuovo un duro colpo, per questa umanità.

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La fine del Nuovo Ordine Mondiale: Gabriele Sannino a Il Vaso di Pandora

Lo scrittore e giornalista Gabriele Sannino, autore del saggio La fine del Nuovo Ordine Mondiale: la caduta dell’élite globale (Edizioni Aurora Boreale) è stato intervistato sul canale Il Vaso di Pandora.

Con il suo nuovo libro, un messaggio di riscossa nei confronti di un potere oppressivo e subdolo, Sannino ci propone uno scenario di scontro tra una élite mondiale ed un’alleanza di poteri eterogenea ma determinata. I potenti oppressori hanno probabilmente i giorni contati ed il mondo sta per affrontare una serie di importanti cambiamenti. Buon Ascolto!

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Gabriele Sannino, autore del saggio La fine del Nuovo Ordine Mondiale, intervistato su Radioascoltolive

Gabriele Sannino, giornalista e ricercatore, autore del saggio La fine del Nuovo Ordine Mondiale: la caduta dell’élite globale (Edizioni Aurora Boreale) è stato ospite nella trasmissione Confini su Radioascoltolive. Con il suo nuovo libro, un messaggio di riscossa nei confronti di un potere oppressivo e subdolo, Sannino ci propone uno scenario di scontro tra una élite mondiale ed un’alleanza di poteri eterogenea ma determinata. I potenti oppressori hanno probabilmente i giorni contati ed il mondo sta per affrontare una serie di importanti cambiamenti. Buon Ascolto!

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Sugli UFO, mezze verità. Cosa sta arrivando dallo spazio?

Articolo di Giorgio Cattaneo, uscito il 15 Luglio 2021 sul sito Libreidee.

Perché sono così irrisorie, le attesissime rivelazioni sugli Ufo da parte degli Usa, che pure ora ammettono l’esistenza del fenomeno dopo decenni di silenzi e bugie? Se lo domanda lo storico Nicola Bizzi, appassionato studioso di archeologia e mitologia. Bizzi avanza un’ipotesi: stanno forse per ammettere l’alleanza terrestre con una “razza” aliena? Temono che tutto diverrebbe di dominio pubblico, nel caso dallo spazio entro il 2024 giungessero ben altri alieni? Per la precisione, potrebbero essere in arrivo i nostri antichi, veri “creatori”: nel caso, potrebbero liberare l’umanità dal giogo schiavistico imposto dagli attuali dominatori extraterrestri, quelli che da millenni pilotano i poteri terreni e condizionano le menti attraverso le religioni? Tesi che Bizzi rilancia, in un appassionante excursus tra storia e giornalismo d’inchiesta, ufologia e antropologia, conquiste scientifiche e tecnologiche, miti dell’antichità, fantascienza e conoscenze di oggi. La paura del ritorno degli alieni “buoni” ha forse motivato anche l’attuale crisi planetaria, scatenata in termini di Great Reset per il controllo della popolazione? Sarebbe in corso addirittura una guerra inter-planetaria, in procinto di approdare sulla Terra? E dunque: siamo sul punto di scoprire, definitivamente, che la stessa umanità ha davvero origini aliene, finora risolutamente negate?

Bizzi

E’ stato calcolato che, se la nostra civiltà dovesse collassare, tutti i manufatti umani – inclusi gli edifici in cemento armato – verrebbero letteralmente disgregati dalla vegetazione. Fra 1-2 milioni di anni non resterebbe più niente, dell’attuale ciclo di civiltà terrestre, se non uno strato di carbonio e metalli pesanti. Uno strato dello spessore di appena alcuni centimetri, diffuso in modo uniforme in tutto il mondo. Sarebbe il residuo dell’interazione dell’attuale umanità con il nostro pianeta. Ma uno strato simile esiste già, in tutto il mondo: viene chiamato Limite Kt e risale alla fine dell’Era Mesozoica, cioè al periodo che vide la scomparsa dei grandi dinosauri, circa 65 milioni di anni fa. Potrebbe significare che 65 milioni di anni esisteva una civiltà, non sappiamo se umana o di altra natura, di cui resta solo quel misero strato di carbonio e metalli pesanti. Questo è inquietante, ma la dice lunga su come non sappiamo niente, del vero passato del nostro mondo, dove la comparsa dell’uomo non è ancora stata spiegata: la nostra possibile origine aliena viene dibattuta dagli scienziati solo a porte chiuse, perché metterebbe in crisi qualsiasi teoria finora sviluppata sulla nostra genesi.

Corso

Io ho trovato ridicoli i recenti annunci, da parte degli Usa, di ipotetiche rivelazioni sugli Ufo. Hanno semplicemente confermato quello che aveva appena ammesso la marina statunitense, ovvero che lo spazio aereo viene costantemente violato da velivoli di varia natura, che le autorità (ufficialmente) sostengono di non essere in grado di verificare e classificare. E’ la scoperta dell’acqua calda, ma senza sincerità: sanno benissimo che molti velivoli attraversano i cieli, con il pieno consenso degli apparati militari e della politica americana. Consenso, poi, è una parola grossa: perché gli intrusi, in realtà, fanno quello che vogliono. Negli anni ‘50 e ‘60, l’Unione Sovietica apriva il fuoco, contro gli “oggetti volanti non identificati”; ha smesso di farlo quando certi velivoli, rispondendo al fuoco, hanno raso al suolo le basi militari sovietiche. E così, alla fine, con gli alieni sono scesi a patti anche loro. Notevole l’ipocrisia: sanno benissimo che questi velivoli scorrazzano impunemente dove vogliono. Ora si sono decisi a confermarci ufficialmente che esistono, però tacciono completamente sui retroscena della questione.

Con alcune civiltà aliene, gli Stati Uniti hanno stipulato veri e propri trattati già ai tempi di Eisenhower. E’ tutto documentato: ne ha parlato a lungo, nei suoi libri, il colonnello Philip Corso, che negli ultimi anni della sua vita ha deciso di vuotare il sacco. Il colonnello Corso aveva altissimi incarichi, strettamente segreti: si occupava proprio dell’interazione con queste civiltà non terrestri. Un’interazione che, in passato, aveva riguardato altre nazioni: la Germania di Hitler era stata a sua volta in contatto con alcune civiltà aliene, che – non sappiamo in cambio di che cosa – le avevano trasferito tecnologie avanzate (che nella Seconda Guerra Mondiale sono poi state impiegate solo in minima parte, dato che quelle applicazioni erano ancora in fase di sperimentazione). Poi è toccato agli Stati Uniti: hanno concesso basi terrestri e libertà di sorvolo, ricevendo in cambio alcune “gocce” di tecnologia. Secondo alcune interpretazioni, che ritengo verosimili, il recente balzo tecnologico globale (dal transistor al microchip, fino quindi all’informatica e alla telefonia) sarebbe in buona parte il prodotto di “retroingegneria aliena”, incluso l’impiego del grafene, materiale magnetico ora rilevato nei “vaccini genici” anti-Covid.

Le immagini dalla sonda Soho

Le missioni lunari della Nasa (poi proseguite in silenzio) all’epoca delle missioni Apollo erano state finanziate da una grande compagnia di telecomunicazioni, la At&T, dopo che sulla Luna, oltre alle basi spaziali aliene attualmente in funzione, erano state individuate basi molto antiche: strutture in rovina, coperte da enormi cupole trasparenti, costruite con un materiale che alla At&T interessava molto. Ed è grazie a questo materiale, prelevato nel contesto delle missioni Apollo, che è stata realizzata su scala globale la fibra ottica. Teniamo conto del fatto che le forze armate di potenze come Usa, Russia e Cina sono trent’anni avanti, rispetto alla società civile: le super-tecnologie di cui dispongono le rilasciano a noi civili solo quando ormai, per loro, sono diventate obsolete. Una dinamica che la fantascienza ha anticipato, mostrando tecnologie strabilianti che poi, decenni dopo, sono diventate di uso comune. Ma il problema di fondo è un altro: non possono ammettere che con civiltà aliene sono stati stipulati trattati, taciuti all’opinione pubblica. Perché allora, proprio adesso, si ufficializzano determinate ammissioni, come quella sulla reale esistenza degli Ufo?

Secondo alcune interpretazioni, questo è dovuto a un fatto: negli ultimi anni, a violare lo spazio aereo (degli Usa e di altre nazioni) sarebbero state anche componenti nuove. Quando gli Usa sostengono di non essere in grado di verificare l’identità degli intrusi, probabilmente non mentono: sapendo benissimo quali sono i loro alleati, sanno anche che – da qualche tempo – nuove civiltà (che non conoscono, e con cui non hanno nessun accordo) vanno e vengono, a spasso nei nostri cieli. Sarebbe stata questa nuova presenza, di fatto, a mettere in allarme le civiltà aliene già presenti qui, alcune da molto tempo, altre da epoche più recenti: temono l’arrivo di altre forze, che potrebbero essere loro ostili? L’allarme coinvolgerebbe le stesse forze armate americane, se è vero che – a loro volta – non sanno a chi appartengano alcuni dei velivoli che sorvolano il loro spazio. Sonde orbitali come la Soho, che monitorano il Sole, da circa tre anni stanno rilevando l’arrivo di enormi astronavi, che sfrutterebbero una sorta di “portale dimensionale”.

McKinnock

Si tratta di astronavi gigantesche, che appaiono dal nulla in prossimità del Sole e si dirigono poi verso il sistema solare esterno, passando quindi vicino alla Terra, a Venere e a Marte, in direzione di Giove e Saturno. Non so dire di cosa si tratti, ovviamente. Ma so che c’è grande fermento, anche in ambienti d’intelligence. C’è chi teme che possa essere prossimo (addirittura si parla del 2024) il ritorno in forze, nel sistema solare, di determinate civiltà aliene che sarebbero state costrette a lasciare la Terra alcuni millenni fa. La loro partenza sarebbe stato l’esito di una guerra, combattuta attorno a 21.000 anni fa, cioè verso il 19.000 avanti Cristo. Quella guerra – estesa anche su altri sistemi stellari – avrebbe visto sconfitte determinate civiltà aliene che erano presenti sul nostro pianeta. Secondo certe fonti, questa civiltà avrebbe avuto caratteristiche umanoidi e avrebbe contribuito alla manipolazione genetica dei nostri “antenati” primati, quindi alla creazione di una parte di umanità. Questa civiltà starebbe dunque tornando, e andrebbe a scompaginare lo status quo attuale, su cui c’è stato sempre il massimo segreto.

Pare ad esempio che la Nasa sia soltanto uno specchietto per le allodole, per distrarre l’opinione pubblica. Un hacker molto coraggioso, lo scozzese Gary McKinnock, violando i siti della Nasa, del Pentagono e di alcune agenzie dell’intelligence militare Usa, vent’anni fa riuscì a scoprire l’esistenza di quella che viene definita “flotta spaziale segreta”, di fatto ammessa, a suo tempo (di proposito o meno, non si sa) dallo stesso Ronald Reagan, che in televisione disse che le astronavi Usa era in grado di trasportare fino a 300 persone, quando lo Space Shuttle si limitava a 4-5 astronauti. Già prima della creazione dell’attuale Space Force finalmente ufficializzata da Trump, a gestire i programmi spaziali segreti (con fondi neri, pressoché illimitati) è sempre stata la marina militare Usa: e le navi spaziali scoperte da McKinnock erano classificate Usss, con la tripla S (Unites States Space Ship). Questa “flotta spaziale segreta” avrebbe realizzato basi permanenti sulla Luna e, dalla fine degli anni ‘70, altre basi anche su Marte, su alcuni asteroidi orbitanti nel sistema solare e addirittura su alcuni satelliti di Giove.

Basi su Marte?

Tempo fa sono circolate immagini che mostrerebbero una delle basi presenti su Marte: edifici che sembrano chiaramente terrestri, in quanto circondati da enormi distese di pannelli solari (tecnologia energetica che si può considerare “antiquata”, dunque nostra). Già negli anni ‘80 sarebbe stata varata l’operazione Uomo della Luna: tutte operazioni molto oltre il top secret (”cosmic secret”, oserei dire). Chiaramente, certe flotte utilizzano una tecnologia molto avanzata, di stretto appannaggio militare. Forze armate votate al silenzio? Non sorprende: il segreto protegge regolarmente molti aspetti delle “missioni di pace” terrestri, oltre alle missioni “coperte”. Tanti soldati morti vengono archiviati come vittime di incidenti, per non ammettere l’esistenza di operazioni clandestine, fuori dalle regole d’ingaggio. Figuriamoci se possono ammettere operazioni nello spazio, su altri pianeti del sistema solare.

Tornando a noi: sono attendibili, le voci che parlano di un ritorno non preventivato di forze che sarebbero state costrette a lasciare la Terra 20 millenni fa? Se questo ritorno fosse reale, magari previsto proprio per il 2024, potrebbe essere una delle tante ragioni dell’improvvisa accelerazione imposta a certi piani di “nuovo ordine mondiale”, in termini di controllo sociale. La verità è che, sulla Terra, c’è un potere (anche politico, oltre che economico) che esula davvero da quello che noi, normalmente, conosciamo come “la politica”. E’ vero che l’agenda politica è sempre stata dettata da organizzazioni sovranazionali che controllano i governi e l’economia del pianeta; ma a quanto pare esiste ben altro, al di sopra. Molti se lo domandano: cosa c’è, ai vertici della piramide del potere? Ebbene: ci sono anche delle realtà non umane.

Incontri ravvicinati

Alcune informazioni, comunque, non circolano solo in ambito ufologico: sono diffuse anche a livello di intelligence, presso agenzie governative statunitensi, britanniche, israeliane e anche di alcuni paesi asiatici. Se è vero che questa presenza esiste, e che parecchie nazioni avrebbero accordi con diverse, distinte “razze” aliene stabilmente stanziate sul nostro pianeta, queste presenze sarebbero qui per mero interesse. La Francia, ad esempio, avrebbe accordi politici con alcune di queste “razze” (una, sopra le altre), mentre gli israeliani a loro volta avrebbero accordi con una “razza”, molto particolare: un’intesa che avrebbe motivi storici, perché l’alleanza sarebbe già stata stretta in passato. Gli Stati Uniti, poi, avrebbero accordi con almeno tre di queste “razze” aliene. Secondo gli ufologi, poi, anche la Turchia avrebbe proprie truppe nello spazio, però nell’ambito della flotta spaziale americana (i turchi non avrebbero una propria flotta).

Qui però dobbiamo sfatare una visione secondo me fuorviante e molto perniciosa: anche in ambito ufologico ed “esopolitico” si tende a umanizzare certe civiltà aliene, perché noi siamo sempre portati a ragionare in un’ottica umana, antropocentrica, e a rapportare secondo il nostro punto di vista tutto quello che immaginiamo. Noi riteniamo – secondo me, sbagliando in pieno – che una civiltà capace di viaggiare nello spazio, infinitamente più avanzata di noi sul piano tecnologico, debba per forza essere evoluta anche da un punto di vista etico. Questa è una grande idiozia, che nasce da un ragionamento prettamente umano. In modo idilliaco, new age, tendiamo a considerare benevole certe civiltà aliene, solo perché molto avanzate. Ma chi ci autorizza a pensare che queste civiltà siano davvero benevole? Se avessero veramente a cuore le nostre sorti, intanto interagirebbero direttamente con l’intera umanità, e lo farebbero da tempo. E invece no: da millenni, si limitano a controllare i nostri governi, a manipolare la coscienza dei terrestri: pare che certe civiltà abbiano creato a tavolino anche determinate religioni monoteistiche, per far sì che l’umanità non si ponesse domande e restasse sempre soggiogata. E questo avverrebbe da epoche incredibilmente remote.

Anunnaki

Ho parlato spesso delle tracce della presenza aliena nel passato, attraverso reperti archeologici, raffigurazioni, testi antichi. Sappiamo che autori come Zecharia Sitchin hanno interpretato alla lettera certe tavolette sumere, da cui traspare una vera e propria civiltà aliena all’origine della civiltà sumerica. Del resto, i Sumeri ci parlano proprio della “creazione” dell’uomo. E dobbiamo essere consapevoli del fatto che buona parte di ciò che è contenuto nella Bibbia è di derivazione mesopotamica, dunque sumerica. I Sumeri parlano della “creazione”, a opera degli Annunaki, di una parte dell’umanità: una certa umanità, nella quale si identificavano. E chi erano, i “creatori” Annunaki? I Sumeri li definiscono dèi: una schiera di dèi, provenienti da un pianeta da loro chiamato Nibiru, che in sumero-accadico significa “colui che attraversa”. Per i Sumeri, in possesso di elevatissime cognizioni astronomiche, Nibiru ha un’orbita ellittica lunghissima, che lo porterebbe a intersecare il sistema solare interno (il nostro) ogni 3.600 anni.

Negli ultimi decenni sono stati scoperti numerosi pianeti trans-plutoniani, con orbita effettivamente ellittica, ospitati nella vastissima Fascia di Kuiper: e Nibiru (non ancora identificato, ufficialmente), sarebbe uno di questi; ritengo però inverosimile che la ipotetica patria degli Anunnaki possa davvero ospitare la vita, restando lontanissima dal Sole per periodi di tremila anni, a meno che ad essere abitato non sia il suo sottosuolo. Resta il fatto che – stando sempre alle tavolette sumere – gli Anunna avrebbero creato la “loro” umanità per mere esigenze lavorative. Erano interessati all’oro, metallo che era necessario per renderli longevi, e quindi erano attratti dai giacimenti auriferi terrestri. Per l’estrazione mineraria, secondo la tradizione mitologica sumera, si servirono inizialmente degli Igigi: una sorta di dèi minori, cugini sfortunati degli Anunnaki. Poi gli Igigi si sarebbero ribellati, rifiutando lo sfruttamento cui erano sottoposti, e allora gli Anunna avrebbero “creato” una certa umanità, attorno a 200.000 anni fa, per rimpiazzare gli Igigi (non certo per altruismo: servivano minatori e operai per lavori pesanti).

Cro Magnon

Curiosamente, l’Homo Sapiens appare proprio attorno ai 200.000 anni fa. E nessun paleontologo (darwiniano o di altra scuola) è in grado di spiegare l’improvviso, incredibile balzo evolutivo rappresentato dal Sapiens. La natura terrestre è molto lenta: la nascita di nuove specie, per gli scienziati, richiederebbe centinaia di migliaia di anni (se non milioni di anni). Balzi evolutivi come quello del Sapiens non sono concepibili, a livello scientifico, se non in termini di almeno mezzo milione di anni, e solo per apportare minime variazioni. Invece il Sapiens è comparso di colpo, 200.000 anni fa, con una massa cerebrale quasi doppia rispetto a quella dell’Homo Erectus. Tra le due specie, gli anelli di congiunzione non sono mai stati trovati. Al contrario: reperti fossili mostrano che, 200.000 anni fa, l’Homo Erectus era sul punto di estinguersi, dopo aver abitato la Terra per milioni di anni. Non è credibile, che sia proprio una specie in declino ad evolvere, di colpo, raddoppiando le dimensioni del proprio cranio.

Nell’illuminante libro “Resi umani”, scritto da Mauro Biglino con il biologo molecolare Pietro Buffa, si sostiene che tutte le evidenze portino a pensare al ruolo di “attori terzi”, nella creazione di una consistente parte dell’umanità. Altro elemento inspiegabile è la nascita del Cro-Magnon, che appare in maniera repentina e misteriosa, soprattutto in Europa, attorno a 35-40.000 anni fa. Di fatto è un ramo del Sapiens incredibilmente evoluto, con una elevatissima intelligenza, che nasce già formato, con una propria civiltà che di fatto pare sorgere dal nulla. Non mancano le corrispondenze storico-mitologiche: all’epoca dell’origine del Sapiens, che secondo la mitologia sumerica fu originato dagli Anunna per lavorare nelle miniere, appartengono i resti di un’enorme città, in Sudafrica, vicino alle grandi miniere d’oro del paese africano. Una seconda umanità, poi – secondo la tradizione mitologica eleusina – sarebbe stata originata dai figli del titano Giapeto: Atlante, Menezio, Prometeo ed Epimeteo.

Disco volante

I testi eleusini (tradizionali, non storici) descrivono i Titani come i “creatori” dell’umanità di tipo mediterraneo, cioè occidentale, poi definita – secondo me impropriamente – caucasica. Secondo quei testi, questa nuova “creazione” sarebbe avvenuta attorno ai 35-40.000 anni fa: datazione che collima perfettamente con la nascita del Cro-Magnon, che alcuni testi identificano come “l’uomo di Atlantide”, civiltà sorta in Atlantide e da lì poi diramatasi nelle Americhe e in Europa, partendo dal Mediterraneo, inclusi quindi il Nordafrica e il Vicino Oriente. Quindi avremmo avuto due distinte “creazioni”: e chi ci dice che non siano state molte di più? In realtà, noi non conosciamo niente, del nostro passato. Secondo alcune interpretazioni, tutti i rami dell’attuale umanità oggi presenti sulla Terra sarebbero il frutto di varie interazioni (genetiche) operate da “attori terzi”, alieni, in epoche storiche anche diverse.

Il sequenziamento del genoma umano è stato compiuto solo negli anni ‘90. Il Dna è composto da due “eliche”, una delle quali è definita Dna-spazzatura: semplicemente, non ci dicono che cos’è. Secondo alcuni scienziati, conterrebbe la nostra effettiva memoria genetica. Io non ho competenze, al riguardo: certo, l’interpretazione è molto suggestiva. Il solo fatto che lo definiscano “spazzatura” perché non ne vogliono spiegare la funzione, be’, la dice lunga. Quindi, non meravigliamoci se certi temi sono sempre stati secretati: se già è difficile, per il potere costituito, ammettere l’esistenza di civiltà aliene dotate di tecnologie tali da permetter loro di scorrazzare nel nostro sistema solare, frequentando anche la Terra, potete immaginare quanto sia difficile riconoscere che l’attuale umanità sia frutto di diverse e molteplici ibridazioni genetiche con civiltà aliene. Questo sconvolgerebbe tutti i paradigmi della scienza, della storia, dell’archeologia. Non mi meraviglia, quindi, che certe questioni vengano affrontate esclusivamente tra addetti ai lavori, in congressi nei quali gli scienziati sono vincolati al silenzio.

Esiodo

In realtà, noi non sappiamo niente: non sappiamo da quanto tempo esista, l’umanità. Sappiamo solo quello che la paleontologia ammette. Ma Esiodo, ne “Le opere e i giorni”, ci dice che la nostra è la Quinta Umanità: ne sarebbero quindi esistite altre quattro. Umanità diverse dalla nostra, che in epoche precedenti avrebbero vissuto sul nostro pianeta con le loro civiltà e il loro ciclo evolutivo. Che siano esistite umanità diverse dalla nostra lo testimonia anche la scoperta di numerosissimi scheletri di giganti: affiorati in Sardegna, negli Usa, in Nordafrica, nel Medio Oriente. Giganti alti anche tre metri e mezzo: lasciano presumere l’esistenza di un ramo collaterale dell’umanità, oggi apparentemente scomparso. Era un ramo collaterale anche il Neanderthal: è stato ormai dimostrato che non c’è nessuna correlazione tra il Neanderthal, il Sapiens e il Cro-Magnon. Non c’è nessuna discendenza diretta. Fino agli anni ‘50 si ipotizzava che il Sapiens derivasse dal Neanderthal, e invece no: erano simili e vissuti contemporaneamente, ma in modo distinto. Probabilmente il Neanderthal non si è neppure estinto: è stato assimilato dal Sapiens e dal Cro-Magnon.

Volendo prendere Esiodo alla lettera, in un’epoca remotissima potrebbero essere esistiti altri cicli evolutivi, e le prove ci sono. All’interno di miniere di carbone, in strati geologici risalenti al Carbonifero (300 milioni di anni fa) sono stati scoperti manufatti di origine intelligente, tra cui una campana d’argento con misteriose decorazioni; e poi oggetti lavorati, utensili, un crogiolo per la fusione dei metalli, e addirittura una catena d’oro. Chi li ha realizzati? Non lo sappiamo. Di certo è stata una civiltà intelligente, attorno a 300 milioni di anni fa, quindi più antica di quella che sarebbe testimoniata dallo strato di carbonio e metalli pesanti che i geologi chiamano Limite Kt, risalente a 65 milioni di anni fa. Dunque: non sappiamo praticamente niente, del nostro vero passato. E questo ci autorizza a porci infinite domande. Tra queste, anche quella che rimbalza in questo periodo: avremo una vera e propria “disclosure”, sul ruolo alieno nelle nostre origini e sul potere che forze aliene esercitano al di sopra dei governi terrestri? Secondo me sì: e la stanno facendo gradualmente, a tappe controllate, perché ritengono che non sia più rimandabile.

Star Wars

Già da anni, soprattutto attraverso il cinema di Hollywood, stanno preparando l’opinione pubblica all’incontro con la realtà aliena. Bisogna vedere in quale direzione andrà, questa “disclosure”, perché non possono dire tutto: non potranno mai ammettere che l’umanità discende da svariate, differenti ibridazioni. Non potranno mai ammettere di averci preso in giro per millenni, di averci sottomessi con la piena complicità di civiltà aliene che hanno sempre fatto quello che hanno voluto, qui. Secondo me c’è un motivo, per il quale oggi si stanno decidendo a fare certe rivelazioni: probabilmente, dallo spazio, sta arrivando qualcosa di nuovo, di imprevisto. Qualcosa che potrebbe anche rappresentare una vera liberazione, per il genere umano: perché, se è vero che stanno tornando i nostri “creatori” (o almeno, i “creatori” di una buona parte dell’umanità), questo andrà a scompaginare tutto. E tra uno, due o tre anni, potrebbero addirittura ammettere di avere contatti con una civiltà aliena. Potrebbero anche fingere che questa civiltà sia appena arrivata, mentre magari è qui da millenni.

Così, potrebbero presentare questi alieni come dei benevoli benefattori del genere umano: potrebbero cioè dire che ci concedono tecnologia, risorse scientifiche e mediche, per poi dirci – dopo qualche mese – che in realtà sono venuti qui per metterci in guardia, perché un’altra civiltà, sempre proveniente dallo spazio profondo (una civiltà ostile, però) vorrebbe invadere la Terra, e quindi loro sarebbero qui per proteggerci. E chissà, potrebbero usare noi terrestri come carne da cannone, nello scontro con i nostri veri “creatori”, che magari sono in arrivo proprio per liberarci. Questo è uno scenario particolare, al quale mi piace pensare: lo ritengo plausibile. Alcuni dei “creatori” in arrivo potrebbero essere già qui, in una sorta di missione di intelligence, per capire che aria tira, sulla Terra. Non solo avrebbero sul terreno delle loro avanguardie, ma addirittura (già dalla fine degli anni ‘90, secondo certe fonti) sarebbe in atto una nuova guerra, nello spazio. Questa guerra sarebbe arrivata nel nostro sistema solare da diversi anni: dapprima nel sistema solare esterno, mentre oggi sarebbe arrivata a Marte. Quindi la guerra potrebbe avvicinarsi presto anche alla Terra: me lo riferiscono alcune fonti, che si dichiarano ben informate.

(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate nella trasmissione “Sdm Confini Esopolitiche“, luglio 2021, sul canale YouTube “Radioascolto live“. Editore di Aurora Boreale, appartenente alla tradizione misterica eleusina, Bizzi è tra le voci italiane che oggi si sforzano di interpretare la crisi che stiamo vivendo, mettendola in relazione con le conoscenze e le potenti suggestioni del passato più remoto).

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I Minoici in America: recensione di Salvatore Uroni

Ringraziamo lo scrittore Salvatore Uroni per questa sua splendida recensione:

«Ho letto il libro di Nicola Bizzi, I Minoici in America e le memorie di una civiltà perduta, Edizioni Aurora Boreale, e leggerlo è stata un’avventura affascinante. Alcune informazioni contenute nell’opera erano in mio possesso, ma la maggior parte delle conoscenze che Nicola Bizzi ha trasfuso nel libro mi hanno dato l’opportunità di imbarcarmi, come novello Giasone a bordo della nave Argo, in un viaggio alla scoperta di mari e terre dove Storia, Mitologia, evidenze storico monumentali e testimonianze scritte vengono riportate e raccontate, con dovizia di particolari e testimonianze incontestabili, per confutare una storiografia ufficiale ingessata e impermeabile a nuove scoperte che per valore e datazione spazio-temporale mettono in discussione paradigmi obsoleti, e direi oramai indifendibili di fronte a scoperte straordinarie, ben evidenziate nel libro, che raccontano un’altra storia sull’origine e sullo sviluppo della civiltà umana. I Minoici in America si colloca, senza ombra di dubbio, nel solco di quel grande risveglio che sempre più si sta manifestando in tutto il mondo in questa fase storica. Il libro di Nicola Bizzi contribuisce a questo grande risveglio e si fa strumento per abbattere muri di menzogne per riportare alla luce la verità sulla vera origine e sulla vera natura del genere umano. Consiglio fortemente di leggerlo».

Salvatore Uroni

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Sumeri, Fenici e Romani in America: la nostra vera storia

Articolo di Giorgio Cattaneo

https://www.libreidee.org/2021/05/sumeri-fenici-e-romani-in-america-la-nostra-vera-storia/

Chi siamo? Da dove veniamo? Dobbiamo imparare dai bambini: loro si chiedono sempre il perché di tutto. Io amo Platone, il suo metodo dialogico. Maieutica, in greco, significa ostetricia: farti nascere, stimolarti a trovare le risposte dentro di te. Nessuno di noi ha la verità in tasca, ma ognuno ha la capacità di arrivare a individuare una verità possibile. Il termine “verità” probabilmente è troppo grande, da usare. Però possiamo parlare di menzogna, questo sì. Da storico, ho sempre voluto indagare nei retroscena, della storia e della realtà che viviamo. E mi sono reso conto che tutto ciò che ci è stato insegnato è stato sempre finalizzato ad un solo obiettivo: il mantenimento dello status quo, il potere di chi comanda. Triste realtà: la storia la scrivono sempre i vincitori. I vinti, chiunque siano – i Troiani sconfitti dagli Achei, i Greci sconfitti dai Persiani, gli abitanti dell’Amazzonia sconfitti dalla deforestazione – non riescono mai a scriverla, la verità: vengono ridotti al silenzio. Sbagliatissimo: perché la ricostruzione del nostro passato riguarda tutti noi, sia i vincitori che i vinti, quelli che non hanno avuto la parola. E l’insegnamento della storia è sempre stato finalizzato a salvaguardare il potere di chi ha vinto.

Nicola Bizzi

Quante bugie ci hanno raccontato, a partire dalla preistoria? Come ci sono state raccontate, le origini dell’umanità? Quante mistificazioni sono state perpetrate? In materia di storia e archeologia, lo Smithsonian Institute è una delle principali istituzioni culturali degli Stati Uniti, dove gestisce decine di musei. Ebbene, di recente è stato condannato da un tribunale federale americano, dopo una serie di denunce, per aver deliberatamente distrutto – nel corso di svariati decenni – migliaia di reperti archeologici “scomodi”. Perché mai distruggere un reperto archeologico? Perché tutto quello che va a infrangere il paradigma dominante è tabù: è vietato. Quest’anno c’è stata una censura terribile, su Internet, che continua tuttora. Ora, abbiamo a che fare con una situazione particolare: e chi mi conosce sa bene che, da un anno, sto combattendo una battaglia per la verità. Perché ci stanno raccontando parecchie bugie, su tanti fronti. Bugie sempre finalizzate al potere, al controllo, al dominio sulle masse. E la censura, purtroppo, fa parte di questo gioco: come nei tempi antichi, e poi nel medioevo e oltre.

Giordano Bruno

Fino al Sei-Settecento è rimasta il vigore la cosiddetta Santa Inquisizione: se personaggi come Galileo se la sono cavata abiurando, altri – come Giordano Bruno – hanno pagato con la vita il loro impegno a sostenere delle verità che il potere pretendeva di negare, di nascondere. E’ bene studiare, quindi, la vera origine e il reale percorso delle grandi civiltà. Ma soprattutto, è importante capire perché ci hanno imposto dei dogmi. Come mai la storia è piena di dogmi? Vengono chiamati “paradigmi”, ma in realtà sono veri e propri dogmi di fede. Io mi sono poi laureato in storia, ma la mia grande passione è sempre stata l’archeologia. Eppure faticavo: già ai tempi dell’università io ragionavo con la mia testa, e mi scontravo con i docenti. Mi dicevano: guarda che queste cose non le puoi dire. Non mi hanno mai detto: le tue osservazioni sono sbagliate. Macché: implicitamente mi davano ragione; ma mi spiegavano che certe cose non le potevo dire, perché infrangevano il famoso paradigma. Si deve sempre diffidare di chi pretende di essere un dispensatore di verità, da accettare come dogmi di fede.

Si deve poter parlare di tutto: anche di Atlantide, e di altri continenti perduti. Perché mai, specie nella nostra civiltà occidentale, ci è sempre stato negato di conoscere un certo passato? Ho partecipato sul campo a tanti scavi archeologici (in Turchia, in Iran, in vari altri paesi) e conosco bene l’ambiente dell’archeologia. In effetti, tutto quello che non è coerente con i paradigmi vigenti, viene deliberatamente nascosto. Ci sono migliaia di reperti “scomodi” che sono stati distrutti. Ci sono siti “scomodi” che sono stati ricoperti e nascosti, addirittura vietandone l’accesso. E ci sono migliaia di reperti archeologici che vengono tuttora nascosti negli scantinati dei musei. E c’è un perché: danno fastidio. Potrebbero portare le persone a riflettere su altre sfaccettature della verità. Attraverso le civiltà antiche, ad esempio, si può arrivare a capire come si sono imposte le grandi religioni monoteistiche. Non voglio urtare la suscettibilità di nessuno, il mio atteggiamento è di grande rispetto; faccio però notare che Ebraismo, Cristianesimo e Islam hanno un comportamento dogmatico, esclusivistico.

Cavallo di Troia

Io parlo di tutto: anche di come un’antica civiltà, di impronta matriarcale (presente in Europa fino alla tarda Età del Bronzo), sia stata poi soppiantata da una nuova cultura, di tipo patriarcale, che ha stravolto completamente gli antichi schemi della società. Anche questo viene generalmente omesso, dalla storiografia: viene taciuto, perché “scomodo”. Ancora oggi, infatti, ci troviamo in una società patriarcale, e quindi è diventato scomodo (quasi eretico) parlare di quello che c’era prima, e spiegare perché l’antica società matriarcale sia stata sostituita con il modello patriarcale. La Guerra di Troia è stata una delle vicende più epocali della storia antica. Molti pensano che sia stata semplicemente una guerra commerciale, per il controllo del traffico marittimo tra l’Egeo e il Mar Nero. Niente di più falso: quella fu una guerra di religione, e di cultura. Fu veramente l’apice dello scontro fra matriarcato e patriarcato. La civiltà troiana era fondata sul matriarcato e sul culto delle antiche divinità, gli dèi Titani, mentre gli avversari incarnavano una società patriarcale e bellicosa. Gli Achei si scontrarono con Troia per eliminare una cultura avversa.

Il paradigma dominante deforma la storiografia anche riguardo al lungo arco del medioevo, a partire da quelle che sono state considerate eresie. Come mai il Cristianesimo ha considerato eretiche tante altre dottrine? Come mai è stata perseguitata quella che è stata chiamata stregoneria? Alludo a decine di migliaia di donne: non praticavano magia, non celebravano oscuri rituali; semplicemente, praticavano ancora un rapporto simbiotico con le forze della natura (come già le loro antenate, per millenni). Conoscevano le proprietà curative delle erbe, secondo una tradizione millenaria: perché sono state torturate e condannate al rogo come streghe? Bisogna riflettere, su tutti questi sconvolgenti aspetti del nostro passato: perché purtroppo non riusciremmo mai a comprenderlo a fondo, il presente che viviamo, e nemmeno il futuro che ci attende, se non conosciamo davvero il nostro passato, cioè tutti gli errori che abbiamo commesso, e soprattutto tutti gli inganni che ci hanno propinato.

Comalcalco

Vogliamo parlare di quella che è considerata la scoperta dell’America? Il mio ultimo libro si intitola “I Minoici in America e le memorie di una civiltà perduta”. A scuola ci hanno insegnato che l’America è stata scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492. Una data simbolica, con la quale si vuole chiudere il medioevo e far iniziare l’età moderna. Ma poi, prove alla mano (dati archeologici), ci accorgiamo che in America ci sono andati tutti, prima di Colombo. Nel Gran Canyon del Colorado hanno trovato addirittura delle tombe egizie. Ovunque, in Brasile, le rocce sono piene di incisioni in lingua fenicia. Un manoscritto custodito nella biblioteca di Rio de Janeiro documenta il ritrovamento di un’antica città greca. Se andiamo in Messico, nel sito di Comalcalco (nella regione del Chiapas), sembra di essere a Ostia antica: è l’unica città dell’area Maya non edificata con pietre, ma con mattoni, secondo le tecniche edilizie romane. Mattoni con impressi i marchi dei fabbricanti, come usavano i costruttori romani (ci sono pure i loro nomi, infatti).

Sempre in Messico sono state trovate delle teste di terracotta prettamente romane. Monete romane sono state trovate ovunque, nel territorio americano. Addirittura, un capo indiano dell’importante tribù dei Nasi Forati, sconfitto nel 1878 dal neonato esercito degli Stati Uniti, prima di essere costretto a trasferirsi in una riserva insieme al suo popolo, volle donare un omaggio al generale che l’aveva battuto sul campo: era il ciondolo che portava al collo, con – incastonata – una tavoletta in terracotta di origine sumera, scritta in caratteri cuneiformi. La sua tribù se l’era tramandata, di generazione in generazione, da millenni. Questa tavoletta – oggi esposta in un museo, in America – è stata tradotta. E’ una banalissima tavoletta d’archivio, che contiene una transazione commerciale: è la ricevuta d’acquisto di alcune capre, comprate per compiere un sacrificio propiziatorio alla vigilia di un lungo viaggio. Quindi, qualcuno – in Mesopotamia – ha comprato delle capre e le ha sacrificate, forse per propiziare la fortuna in vista del lungo viaggio che stava per intraprendere; ma questo viaggio l’ha portato dall’altra parte dell’Oceano, insieme alla ricevuta d’acquisto delle capre: quella tavoletta è finita in America.

Le incisioni fenicie di João Pessoa in Brasile

In Bolivia, negli anni ‘80, è stato scoperto un grande vaso rituale in pietra, per libagioni e offerte votive, che al proprio interno ha iscrizioni in sumero: cuneiforme sumerico, come quello della tavoletta del navigatore. Gli esempi analoghi sono centinaia. In Canada, ad esempio, è pieno di iscrizioni celtiche. Poi sappiamo – perché è documentato – di una flotta salpata da Portovenere, vicino a La Spezia, nel 1442: una flotta di navi fiorentine, comandata da Amerigo Vespucci (non quello che conosciamo: era suo nonno, e anche lui si chiamava Amerigo). Il 4 luglio di quell’anno, questa flotta arrivò all’estuario del fiume San Lorenzo, sulla costa atlantica del Canada, cinquant’anni prima del viaggio di Colombo. Di queste cose non troverete notizia, nei libri di storia, perché l’America era uno dei massimi segreti di Stato della famiglia  Medici, che a Firenze iniziarono a importare l’oro americano: erano bravi banchieri, sapevano il fatto loro. Io ho trovato le prove di quel viaggio, e anche i nomi delle navi (che erano sette) e dei loro comandanti. La data di arrivo è stata tramandata, dai padri costituenti degli Stati Uniti: la festività del 4 Luglio non l’hanno creata a caso, ma in ricordo dell’arrivo delle navi fiorentine in America.

(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate nella video-conferenza “Ripensare la storia”, su YouTube il 1° aprile 2021, a cura della Libera Università di Nuova Pedagogia, presso cui lo stesso Bizzi, storico e editore di Aurora Boreale, terrà un corso on line di storia “divergente”, dal titolo “Ripensare la storia: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo”. Un ciclo di 15 incontri per riflettere e per comprendere le nostre origini e il nostro ruolo su questo pianeta, immaginando anche il futuro che ci attende. Per informazioni sulle modalità di partecipazione al corso, basta inviare un’mail a: nuovapedagogia@gmail.com).

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Nicola Bizzi: guerra invisibile, ingabbiano la nostra anima

Articolo di Giorgio Cattaneo

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Io ho deciso di combattere questa battaglia per la verità e per la giustizia, che mi tiene impegnato notte e giorno. Da massone, e soprattutto da iniziato eleusino quale sono, dico che questa è anche una battaglia per la spiritualità. Veramente, ritengo che oggi siano in campo forze non umane, veramente pericolose: questo è uno dei momenti più bui della storia del genere umano. Le porte dell’inferno si stanno davvero spalancando: e dentro ci finiranno proprio tante persone. Molti ritengono di aver acquisito determinati livelli di consapevolezza, e poi invece vanno a sottoporsi a certe terapie geniche: mi domando che cosa abbiano praticato, finora. Ne parlo anche con “fratelli” come me, anche loro sconcertati dal comportamento di persone con cui abbiamo a che fare, persone che sostengono questa narrazione e, addirittura, si sottopongono volontariamente a certe terapie, che distruggono l’anima. Qui vogliono veramente ingabbiare le nostre anime.

Rudolf Steiner

Devo proprio dare ragione a Rudolf Steiner, perché aveva capito dove sarebbe andata a parare, questa situazione. L’obiettivo in questo caso non sono i soldi. Questa operazione è partita ufficialmente per motivazioni economiche, e lo sappiamo: il motore economico è stato la spinta per determinare questa operazione. Ma questi sono personaggi che, il denaro, lo creano dal nulla: quello che vogliono veramente è il potere di controllo sulle nostre anime. Da parte di certe élite di potere, che hanno ben poco di umano (e che sicuramente non sono umane), c’è anche la volontà di imprigionare l’umanità in una gabbia “quantica”. Vogliono portare l’intelligenza artificiale a dei livelli tali, da creare qualcosa che è stato già creato, in passato. In un passato molto remoto, queste cose le hanno già fatte. Ve lo posso dire con cognizione di causa: esistono delle dimensioni parallele, che sono reali e fisiche.

Intendo dimensioni parallele – create in un passato remoto da intelligenze artificiali, non umane – dove hanno ingabbiato per millenni le anime: e continuano a farlo. Ma chi detiene adesso le chiavi del potere non ha le chiavi di accesso a queste dimensioni. Però sono arrivati al punto da poterne creare, a loro volta: e questa sarebbe veramente la tomba dell’umanità. Perché questi non solo vogliono “depopolare” il pianeta, riducendo l’umanità di qualche miliardo di persone, ma vogliono anche precludere – a quelli che avranno “depopolato” – la possibilità di tornare. Ripeto: vogliono ingabbiare le anime. Quindi è arrivato il momento di prendere coscienza, di dare finalmente una spallata definitiva a questa farsa.

Bizzi

Da mesi, vi stiamo invitando a ragionare con la vostra testa, spingendovi a cercare di capire quello che c’è oltre la narrazione. Questa è la battaglia decisiva: l’ultima. Il vento della libertà non soffia da solo: lo dobbiamo alimentare noi, con le nostre azioni. E nemmeno il vento della consapevolezza soffia da solo. Quindi, chi è in grado di prendere consapevolezza dia una spallata definitiva a questa farsa, che in buona parte sta già implodendo da sola, probabilmente, perché non riescono più a portarla avanti. Ma ci sono delle forze, in campo – non umane – che stanno facendo di tutto, per tenerla in piedi.

Circola una foto sconcertante di Klaus Schwab (seminudo su una spiaggia, dove si esibisce in indumenti intimi femminili, ndr) che potremmo definire tranquillamente Mister Covid: è il deus ex machina dell’Operazione Corona, del Forum di Davos, colui che pretende di gestire il futuro della Quarta Rivoluzione Industriale, del Grande Reset. Quando vedete in televisione personaggi come Speranza, come Mattarella (che pontifica, da dietro quella sua ipocrita “museruola” che indossa in pubblico), o quando vedete personaggi come Conte, adesso anche Mario Draghi (e il generale Figliuolo), non dimenticate che stanno tutti sostenendo un’operazione che è partita da gente come lo Schwab che possiamo ammirare in quella fotografia scattata in spiaggia.

Ora, non voglio stare a criticare il suo abbigliamento e i suoi gusti: tra le mura domestiche, ognuno fa quello che vuole. Ma un personaggio del genere, che va su una spiaggia in quel modo, e poi pretende di dettare le linee-guida di come dev’essere il futuro dell’umanità, parla da solo. Quando vedete in televisione certi politicanti e certi personaggi che sponsorizzano le terapie geniche, cercate di pensare a Klaus Schwab conciato in quel mondo, sulla spiaggia, e vedrete che vi passerà la voglia, di sottoporvi a certe terapie. Insisto: ribellatevi, resistete. Perché questa è veramente l’ultima battaglia: adesso basta, perché questi personaggi non la devono passare liscia. Dovranno pagare: fisicamente, materialmente e anche spiritualmente.

(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate il 20 maggio 2021 nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi” sul canale YouTube di “Border Nights”, con Tom Bosco, Matt Martini e la partecipazione straordinaria di Bhante Dhammasila, monaco buddista della tradizione Theravada. Storico e saggista, editore di Aurora Boreale, Bizzi è co-autore – con Martini e altri – dell’instant-book “Operazione Corona”. Nel passaggio in cui cita l’origine economica dell’emergenza pandemica, Bizzi allude alla crisi dei Repo, le compensazioni interbancarie, che a fine 2019 avrebbe reso “necessario” pensare di fermare l’economia mondiale con i lockdown, nel 2020, al fine di determinare il crollo momentaneo degli investimenti, viste le insufficienti coperture finanziarie disponibili, in quel momento).