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Guerre spaziali su Pianeta Scuola

In qualità di editore, ma soprattutto di storico e ricercatore nel campo delle Scienze Umane e – mio malgrado – anche di insegnante, mi sento particolarmente orgoglioso di aver dato alle stampe un nuovo straordinario saggio di Giuseppe Mosco. Guerre Spaziali su Pianeta Scuola non è un semplice libro di Pedagogia, ma riveste tutte le caratteristiche di un vero e proprio trattato di Sociologia, Antropologia e Psicologia, e al contempo di manuale per famiglie e docenti.

Alla luce della forte spinta totalitaria e della sistematica demolizione delle libertà costituzionali e dei più inalienabili diritti civili che ha caratterizzato gli ultimi anni, soprattutto a partire dal Febbraio del 2020, sempre più persone hanno preso coscienza di una realtà che fino a non molto tempo fa veniva denunciata da pochi coraggiosi scrittori e giornalisti troppo facilmente e semplicisticamente bollati dal “sistema” come “complottisti”. Vale a dire che quelle che soprattutto nel cosiddetto “Occidente” – si sono sempre presentate agli occhi dei cittadini come democrazie sono in realtà delle bieche e spietate oligarchie, delle corporation, totalmente asservite a poteri e organizzazioni sovranazionali. L’intera classe politica dell’Occidente, senza eccezione alcuna, è infatti composta da marionette totalmente al servizio di poteri economici e finanziari e di cartelli che gestiscono i settori energetico, farmaceutico e agro-alimentare, vale a dire i principali pilastri che determinano oggi la vita umana. E, per meglio poter gestire tali settori, certi poteri esercitano il più assoluto controllo anche sull’informazione (televisione, internet, giornali), sulla magistratura e sul mondo dell’educazione, vale a dire sul sistema scolastico, dalla scuola materna all’università.

Perché avviene tutto questo? La risposta è tanto semplice quanto inquietante: affinché vengano portati a compimento i piani di un Nuovo Ordine Mondiale distopico e totalitario, in cui non esisteranno più libertà e diritti civili e in cui gli esseri umani dovranno essere solo obbedienti ingranaggi del sistema sottoposti a costante videosorveglianza, a schiavitù digitale e a un meccanismo di credito sociale, occorre che venga definitivamente demolito il senso critico attraverso l’indottrinamento, la propaganda e la programmazione neuro-linguistica, occorre che venga eliminato ogni dissenso e che i tribunali siano compiacenti nella difesa delle leggi repressive e liberticide, e occorre soprattutto plasmare le nuove generazioni secondo i dettami del potere.

Nel 2020 il “sistema” si è tolto definitivamente la maschera (e ha ritenuto di imporla ai cittadini sulla base di un presunto e aleatorio “bene comune”), mostrando il suo vero volto: il volto di un potere che non esita a ricorrere al ricatto, alle minacce, alle intimidazioni, alla violenza, sia fisica che psicologica, all’apartheid, alla discriminazione, all’esclusione sociale, alla criminalizzazione e ostracizzazione di ogni dissenso, di ogni libero pensiero. Un potere per il quale – come già diversi anni fa denunciava profeticamente Marco Della Luna – i popoli sono ormai ritenuti superflui, masse di “mangiatori inutili” che devono essere irreggimentati, spogliati delle loro risorse e infine condotti docilmente al macello dal “buon pastore” di turno. Nella società post-industriale e digitale, nel mondo distopico pianificato dal World Economic Forum, dall’OMS e da altri poteri autoreferenziali, non c’è infatti più spazio per le masse, che un tempo costituivano forza lavoro e mano d’opera a basso costo, oppure utile carne da cannone in caso di guerra. Il gregge umano quindi deve essere tosato e sfoltito, a qualunque costo.

Le principali vittime di questo sistema, soprattutto durante gli anni del colpo di stato globale “pandemico” (che ha rappresentato una sorta di stress-test e di prova generale di ulteriori mosse totalitarie) si sono rivelati i giovani, in particolare gli adolescenti e i bambini. Costretti a indossare museruole, intimoriti dagli stessi insegnanti (e con il beneplacito di incoscienti e sconsiderati genitori) sotto la minaccia di un fantomatico “nemico invisibile”, condannati alla segregazione e all’isolamento, a rinunciare forzatamente al gioco, agli affetti e al contatto con i propri coetanei, i bambini sono stati indubbiamente quelli che negli ultimi anni più hanno sofferto, riportando traumi psicologici difficilmente cancellabili. Nessuno potrà restituire a questi bambini tre anni di vita che un regime criminale ha loro sottratto con metodico sadismo e pianificazione. Lo stesso regime che oggi pretende, con il suo sistema scolastico, di plasmare le loro coscienze fino alla perdita definitiva del senso critico e alla totale accettazione di modelli ideologici e sociali anti-umani. Modelli che prevedono la distruzione della cultura umanistica e dello schema sociale tradizionale fondato sulla famiglia, la riscrittura in senso orwelliano della Storia e il totale indottrinamento.

Occorre, oggi più che mai, prima che sia troppo tardi, gettare le basi per una nuova Pedagogia e fornire ai giovani e alle loro famiglie utili strumenti di apprendimento che siano decondizionanti e correttamente formativi.

Alla luce di tutto questo, il saggio di Giuseppe Mosco può rappresentare un’arma preziosa per la difesa dei nostri figli e del loro futuro. Perché il loro futuro, non dimentichiamocelo, è il futuro del mondo. E lo dico da padre.

Il libro inizia con una metaforica storia fantasy, per poi arrivare ad affrontare il mondo della scuola attraverso l’analisi delle trappole in cui esso è già caduto o in cui ancora rischia ulteriormente di sprofondare.

C’era una volta un piccolo pianeta chiamato Scuola, che orbitava nella Galassia di Matrioska. Questo mondo, pur posizionato a diversi anni luce dal nostro, era conosciuto da tutti su Terra grazie alla sua cultura millenaria. 

La presenza su di esso di un enorme faro, secondo solo a quello mitologico di Alessandria, lo aveva reso un luogo leggendario in tutto l’universo. Scuola era la meta di riferimento di tutti i viandanti dello spazio, un posto su cui fermarsi, acquisire conoscenze, orientarsi e recuperare le giuste energie, prima di ripartire.

Sul pianeta regnavano pace, conoscenza e armonia, ma dopo la barbara invasione dei Saturniani quel luogo non fu più lo stesso.

Gli abitanti di Saturno erano chiamati anche pirati neri e navigavano per lungo e per largo il cosmo, in cerca di viaggiatori persi da depredare. In questa ottica il pianeta Scuola era divenuto una seria minaccia per le economie di questi criminali e quindi andava annientato.

Questi cacciatori spietati navigarono a velocità di curvatura su astronavi invisibili e, una volta raggiunta l’atmosfera del brillante pianeta, lo attaccarono su più fronti.

Attraverso l’uso di armi supertecnologiche in grado di liquefare anche la pietra, sciolsero tutti i monumenti e i simboli più importanti, anche la luce del faro leggendario improvvisamente svanì.

Dalla nave madre furono lanciate milioni di piccole capsule rettangolari contenenti il virus della paura chiamato “mainstream”. Il Virus lanciato espose l’intero mondo al panico e la paura dilagò. 

Nel giro di qualche anno scolastico, il terrore raggiunse le tribù più storiche, ma quella che ne rimase più colpita fu quella dei “Maestri Acritici”, abitanti del pianeta che avevano spento le loro passioni, già ben prima della guerra, vivendo nel credo di un Dio del denaro e del benessere, chiamato Twenty-Seven.

I Saturniani da invisibili lentamente occuparono tutto quello che poterono e si mostrarono al pianeta con le loro flotte, solo dopo che il cielo si riempì. Tutto finì sotto il loro pieno controllo ma la popolazione distratta dal mainstream neanche alzando gli occhi in alto capì.

Nel caos generale creatosi nella stratosfera la luce divenne fioca e il loro sole sbiadì.

Come nel famoso film dei Caraibi, i pirati attesero la notte e mentre tutti dormivano salparono sul pianeta e iniettarono a tutti un robotizzante microchip.

Un’operazione andata a buon fine se non fosse stato per coloro che quella sera, avendo uno strano sentore, rimasero vigili e non dormirono.

L’invasione aliena aveva cambiato la percezione delle cose sul pianeta e, improvvisamente, il brutto venne compreso come bello, il solido divenne liquido, le relazioni divennero banali, la speranza si trasformò in disperazione e tutto in esso mutò…

Al di là di questa storia fantasy – metaforica, sì, ma decisamente azzeccata – tra le varie insidie del vigente sistema scolastico il saggio di Giuseppe Mosco affronta la situazione dell’apprendimento e di come le vecchie e nuove visioni distorte di chi la conduce politicamente stiano portando ad un forte e potenzialmente irreversibile regresso sociale. D’altronde, si sa, una società culturalmente povera e caratterizzata dall’omologazione e dall’analfabetismo funzionale, risulta molto più condizionabile e manipolabile.

Guerre Spaziali su Pianeta Scuola è un saggio che, rivolto non solo agli insegnanti ma anche e soprattutto ai genitori, può costituire un utilissimo strumento di riflessione per difendere le nuove generazioni dal transumanesimo, dall’omologazione e dai sempre più pressanti condizionamenti pseudo-sanitari e “pandemici”, della cancel culture e dei falsi e fuorvianti miti delle ideologie woke, gender e green. Per riscoprire la più autentica e imprescindibile dimensione umana.