Socrate, martire del libero pensiero – Jules Romain Barni

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Descrizione

Nel 1862 lo storico, filosofo e libero muratore francese Jules Romain Barni, rifugiatosi in Svizzera per via delle sue posizioni politiche liberali e per la sua opposizione al colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte, tenne a Ginevra, nell’ambito di un corso pubblico di cui fu promotore e relatore, un ciclo di dieci lezioni dedicate ai Martiri del Libero Pensiero. In tali preziose lezioni, che vennero pubblicate in Italia nel 1869 con traduzione di Gustavo Frigyesi, è raccolta la storia di numerose figure che, in epoche diverse, soffrirono di persecuzioni, in alcuni casi giungendo fino al martirio, a causa delle loro idee o per difendere la libertà di esprimerle; figure come Socrate, Ipazia di Alessandria, Michele Serveto, Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Galileo Galilei, Giulio Cesare Vanini, Jean Jacques Rousseau, Jan Huss. Le Edizioni Aurora Boreale ripropongono oggi il testo della mirabile lezione che Barni tenne su Socrate, il grande filosofo padre della Maieutica e maestro di Platone, che possiamo di buon grado considerare, quantomeno nella Storia nota, il primo martire del Libero Pensiero dell’Occidente.

«Avendo egli letto sul frontone del tempio di Delfo queste parole: “Conosci te stesso”, rimase colpito dal senso profondo, ma fino allora non bene inteso, di quella sentenza. Come il Verbo del Vangelo, essa era nel mondo, ma il mondo non l’aveva conosciuta. Socrate se ne fece il rivelatore. Conosci te stesso: questo detto sì semplice conteneva in germe la riforma della filosofia, e, per mezzo della filosofia, la riforma della religione, dei costumi e della politica. La conoscenza di sé stesso è difatti il principio d’ogni saviezza. Per essa l’uomo conoscerà la misura del proprio intelletto; e invece di smarrirsi in vane ipotesi, saprà tenersi nel riserbo che a lui si addice. Socrate opponeva al dogmatismo reciso delle antiche scuole e all’oltracotanza dei sofisti cotal riserbo, di cui, per odio di quel dogmatismo e di quell’oltracotanza, egli esagerava ironicamente l’espressione dicendo: Per me, tutto quello che so, è che nulla so. Ancora l’uomo, ricondotto a sé stesso, imparerà a conoscere la dignità della propria natura e l’ampiezza de’ propri doveri, e potrà camminar nella vita al lume della face che avrà egli accesa nell’anima sua. Cicerone pertanto aveva ragione di dire che Socrate avea fatto discendere la filosofia di cielo in terra: egli difatti l’aveva richiamata dalle vane speculazioni ov’essa smarrivasi, allo studio dell’uomo morale, come alla prima e più importante di tutte le scienze».

ISBN: 979-12-5504-014-9

56 pagine