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I Minoici in America: come occultare Atlantide e i Titani

Articolo di Giorgio Cattaneo

https://www.libreidee.org/2021/06/i-minoici-in-america-come-occultare-atlantide-e-i-titani/

E se tutto questo improvviso agitarsi attorno all’ultimo tabù, quello degli Ufo, nascondesse anche la paura per qualcosa che potrebbe accadere nel 2024, con l’ingresso di Plutone in Acquario, che per gli astrologi significa “rivoluzione”, cambio di passo epocale per il pianeta? Non è che i protagonisti dell’attuale ultimo show, la cosiddetta “disclosure aliena” (perfetta per archiviare l’altro spettacolo planetario, quello del Covid) hanno il fondato timore che, esattamente fra tre anni, lo spazio possa riservare sorprese indesiderabili, per gli odierni dominatori della Terra? Ragionando ad alta voce a “L’Orizzonte degli Eventi“, sul canale YouTube di “Border Nights”, Nicola Bizzi la butta lì: c’è chi pensa sia possibile che, proprio nel 2024, tornino dalle nostre parti quelli che la tradizione mitologica ha chiamato Titani. Ovvero: “divinità” che sarebbero approdate 90.000 anni fa alle nostre latitudini, provenienti dal sistema solare di Tau-Ceti.

Statua marittima di Poseidone alle Canarie

Ne parla Esiodo nella Titanomachia racchiusa nella Teogonia: i Titani sarebbero stati sfrattati 20.000 anni fa dopo aver perso una “grande guerra cosmica” con altre entità, che poi si sarebbero fatte conoscere come dèi olimpici nell’Ellade, e con nomi diversi in altri continenti. E perché mai sarebbero così importanti, i Titani come Prometeo, Atlante e Poseidone? Perché sarebbero stati i nostri “padri”, nientemeno: i discendenti di Giapeto ci avrebbero “fabbricati” geneticamente 80.000 anni fa, dando origine all’Uomo di Cro-Magnon, nei territori – non ancora sommersi e non ancora frazionati in arcipelago – del più mitico dei continenti scomparsi: Atlantide. Un’area vastissima, probabilmente estesa dalle Azzorre alle Svalbard, con le sue propaggini orientali non distanti da Gibilterra. Era comodo, il “continente perduto”, per raggiungere sia l’America che il Mediterraneo.

Bene, e chi lo dice? Chi la racconta, questa storia? Platone, innanzitutto: nel Crizia, soprattutto nel Timeo e poi forse anche nell’Ermocrate, altro dialogo del sommo filosofo greco (andato smarrito o addirittura mai scritto, solo pensato). Però l’esistenza di Atlantide la davano per scontata anche autori come Tucidide e Tertulliano, Diodoro Siculo, Strabone, Plinio il Vecchio, Seneca: per loro era storia, non leggenda. Lo ricorda lo stesso Bizzi, nel monumentale saggio “I Minoici in America”, che ripercorre “le memorie di una civiltà perduta”. Dettaglio: anche tramite Solone, suo avo, Platone attinge le sue informazioni dall’Egitto, dove i sacerdoti avrebbero conservato il ricordo ancestrale dei primissimi colonizzatori venuti dal mare: la Stirpe del Leone, che avrebbe disseminato le rive del Nilo di piramidi e sfingi dalla testa leonina.

Labrys

Se l’origine “titanica” dell’umanità occidentale è una radicata convinzione della tradizione misterica eleusina, non suffragata però da documenti originali e fonti dell’epoca, Nicola Bizzi – con lo sguardo dello storico, monitorando attentamente l’archeologia – dimostra il clamoroso oscuramento, più che sospetto, della maggiore civiltà mediterranea che gli eleusini considerano di origine “atlantidea”: l’Impero Minoico di Creta. La tesi esposta: i “popoli del mare” risalenti a quel tempo (lelegi, pelasgi, egei e, infine, cretesi e troiani) restano “scomodi”, da studiare; si tende a sminuirne il ruolo, proprio per non dover approfondire la loro provenienza. Da dove venivano, le genti che seppero erigere i palazzi di Festo e Cnosso millenni prima dell’età greca?

Erano provetti navigatori, presenti in Egitto ben prima dei faraoni. Guerrieri, mercanti, formidabili architetti. Una civiltà stranamente avanzata, in possesso di una lingua come il Lineare A. La progenie dei Minosse si era espansa in tutto il Mare Nostrum, fino all’Anatolia e al Mar Nero, anche se si stenta sempre a evidenziare le sue tracce. Mezza Europa, poi – dalla Sardegna alle Isole Britanniche – mostra i segni di una cultura affine, megalitica, che “specchia il cielo con le pietre” riproducendo costellazioni, esattamente come poi faranno le culture precolombiane dell’America centro-meridionale. C’era un mondo molto più vasto, nel 3000 avanti Cristo, di quello che la storiografia ufficiale (sempre più spiazzata dai ritrovamenti recenti, come quello di Göbekli Tepe in Turchia) sia tuttora disposta a riconoscere? C’era stato un Grande Prima, che poi è stato meticolosamente occultato fino ai nostri giorni?

Atlantide ricostruzione cartografica

Purtroppo, premette Bizzi, l’archeologia resta ingessata nelle sue ataviche pigrizie: continua a non ammettere (con un atteggiamento ben poco scientifico) la necessità di incrociare i propri dati con quelli di altre discipline. Per esempio: solo nel 2014, i geofisici hanno finito di capire che la Terra è stata terremotata da un doppio schianto apocalittico, di origine cometaria: la prima onda d’urto nel 10800, la seconda nel 9600 avanti Cristo. Il che – annota lo storico – corrisponde con la datazione (tradizionale, eleusina) dell’inabissamento di Atlantide. Una sorta di spaventoso Grande Reset, dal quale quella civiltà sarebbe poi risorta – dopo il “diluvio” – arrivando a rifiorire nel Mediterraneo fino all’altro cataclisma, l’esplosione del vulcano Santorini (attorno al 1600) che decretò il declino irreversibile dei Minoici, la cui ultima battaglia – la Guerra di Troia, che Omero narra nell’Iliade – verso il 1250 avrebbe messo fine all’ultimo capitolo dei popoli di origine “titanica”, non indoeuropea.

In realtà, alle fonti eleusine è dedicato solo l’ultimo capitolo de “I Minoici in America”, in cui Bizzi esibisce inediti documenti custoditi dai discendenti italiani di quella corrente culturale, che si vuole originata dall’apparizione a Eleusi (alle porte di Atene) della dea Demetra: nel 1216, caduta Troia, la dea avrebbe rivelato alla comunità eleusina (di origine minoica) la sua vera storia, preannunciando un lunghissimo esilio, le persecuzioni in arrivo (puntualmente verificatesi, da Teodosio in poi) e infine un ritorno, da parte delle divinità “titaniche”. Chi è appassionato ai risvolti meta-storici, spesso classificati come mitologici, noterà certe ricorrenti ridondanze: per gli eleusini, Demetra veniva da Enna, in Sicilia, mentre Virgilio (nell’Eneide) affiderà al troiano Enea il ruolo di fondatore di Roma. La radice “En”, avverte Bizzi, significa “inizio”. E proprio En’n era il nome dell’isola maggiore del leggendario arcipelago perduto nell’Atlantico.

I Minoici in America

Loro, gli Ennosigei, avrebbero egemonizzato le Sette Grandi Isole del Mar d’Occidente: da un loro geroglifico (”Hath-Lan-Thiv-Jhea”) il nome Atlantide, che in antico suonerebbe “la Grande Madre venuta dal mare”, a sottolineare l’impostazione matriarcale delle origini. Per gli Eleusini, dice Bizzi, non è un caso che – sconfitti i Titani – le nuove divinità “usurpatrici” abbiano imposto culti dogmatici e schemi sociali basati sul potere patriarcale. Sempre secondo l’autore, il corpus sapienziale eleusino (il Tesoro del Tempio e gli Hierà) riuscì a sopravvivere in clandestinità grazie a Nestorio il Grande, leggendario Pritan degli Hierofanti eleusini, che lo fece sparire prima che a Eleusi facessero irruzione i Goti di Alarico, inviati dai vescovi cristiani: volevano mettere le mani su tutti quei rotoli. Come se il culto “titanico” dovesse sparire dalla scena, per cancellare la memoria dell’imbarazzante origine atlantica? Operazione riuscita solo a metà, se è vero che l’ombra di Eleusi – mille anni dopo – riuscì ad allungarsi sul Rinascimento italiano, ispirando svariate signorie a cominciare da quella medicea.

Va però precisato che “I Minoici in America” non è un libro a tesi: attraverso 600 pagine di trattazione documentata, densa di citazioni puntualissime e corroborata da una bibliografia scientifica imponente, Nicola Bizzi si concentra soprattutto sugli studi dei ricercatori di oggi, pronti a denunciare le falle più vistose dell’archeologia ufficiale. Si mettono così a nudo le lacune e le contraddizioni di una narrazione che sembra voler parlare il meno possibile di Creta e dei suoi regnanti, delle loro fondamentali conquiste agevolate dalle superiori conoscenze di cui erano in possesso. Una su tutte – quella metallurgica – avrebbe permesso al Mediterraneo di entrare nell’Età del Bronzo, attingendo di colpo a un’enorme quantità di rame, ben superiore a quella disponibile a Cipro.

Isle Royale Michigan

«E’ stato stimato che oltre un milione di tonnellate di rame sia stato estratto, da ignoti minatori e per un periodo continuativo di circa mille anni, in migliaia di pozzi e gallerie sull’Isle Royale e sulla penisola Keweemaw, nello Stato americano del Michigan, nella zona dei Grandi Laghi al confine con il Canada». Lo si legge nell’incipit del capitolo “Le miniere minoiche del Michigan”: la datazione al radiocarbonio dei resti delle travi di legno utilizzate nelle gallerie risale fino al 3700 avanti Cristo. Secondo punto: per l’odierna mineralogia, che consente di determinare il “Dna” dei metalli e dunque la loro provenienza, il rame di Creta corrisponde esattamente a quello del Michigan. Terzo punto: come si naviga (a vela e a remi) dall’Egeo al Lago Superiore? Lo spiegano benissimo i tanti navigatori, antichi e poi medievali, che dall’America andavano e venivano tramandandosi rotte segrete e gelosamente custodite, dai tempi dei fenici e, prima ancora, dell’Impero dei Minosse.

Dopo “Da Eleusi a Firenze” (e in attesa del sequel “Da Eleusi a Washington”), chi apprezza le indagini di Bizzi non potrà che trovare appagante l’immersione tra le pagine di quest’ultimo prezioso lavoro, capace di incrociare dati ufficiali, riscontri mitologici e testimonianze archeologiche “scomode”, lungo una narrazione sempre avvincente e scorrevole malgrado l’abbondanza di note, citazioni e riferimenti bibliografici estremamente accurati,  classici e contemporanei. L’impressione è quella di percorrere una storia parallela, i cui punti cardinali coincidono con quelli convenzionali, facendogli però cambiare segno: come se davvero una specie di grande segreto proteggesse scoperte scoraggiate in ogni modo, dalle navi minoiche cariche di lingotti, rinvenute nei nostri fondali, alle città (greche) localizzate nella selva amazzonica da esploratori coraggiosi, poi spariti nel nulla. Non c’è bisogno di fantasticare sugli eventuali Ufo “titanici” del 2024, per interrogarsi sulla domanda di fondo a cui Bizzi prova a rispondere: perché tanto accanimento, nel secolare “cover up” archeologico sui Minoici?

(Il libro: Nicola Bizzi, “I Minoici in America e le memorie di una civiltà perduta“, Edizioni Aurora Boreale, 616 pagine, 30 euro).

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Marco Della Luna: Le Chiavi del Potere

Come Teseo penetrò nel Labirinto di Minosse per uccidere il Minotauro e liberare Atene, così Le Chiavi del Potere vuole penetrare nei bui sotterranei del Palazzo per mettere a nudo i meccanismi psicologici, economici e giuridici con cui la buro-partitocrazia italiana riesce a perpetuare il suo dominio e i suoi privilegi nonostante la sua devastante inefficienza, anzi a consegnare il Paese a interessi stranieri con la copertura dell’europeismo e della finta campagna moralizzatrice di Mani Pulite, nonostante innumerevoli “incidenti” oggi stranamente non più menzionati: Tav, Ilva, Iri, Nomisma, Goldman-Sachs, Unilver… È un percorso tra le macerie della legalità, della trasparenza, della democrazia e attraverso i meccanismi dell’illusione, della manipolazione e della mistificazione, soprattutto mediatiche e giudiziarie, con cui il potere costituito nasconde il fatto che, per mantenersi, ha necessità di violare sistematicamente le sue stesse leggi, ed è così che si assicura la compliance della società distribuendo motivatori reali e fasulli alle diverse categorie di soggetti.

Oggi il Labirinto che imprigiona e uccide la coscienza del genere umano e il suo futuro, e che l’Autore indaga in questa nuova edizione a sedici anni dalla precedente, è l’ordine globale del capitalismo tecnofinanziario: un sistema socio-economico che si è fatto credere e accettare come l’unico razionale, quindi definitivo, fine della storia, fine delle guerre, fine degli stati nazionali, fine delle ideologie. È assistito da un pensiero unico, condiviso dalla sinistra postmarxista, che giustifica come effetti inevitabili di leggi naturali di mercato le immani violenze e sofferenze umane e sociali imposte dalle sue dinamiche di profitto. Tale Labirinto così occulta l’odierna incarnazione del Minotauro, allignante nei consessi a porte chiuse della grande finanza apatride e mondialista che detta le policies condizionando ad esse il finanziamento dei governi.

Dato che la politica, le istituzioni, indebitate e rese dipendenti dal Minotauro sono ridotte al ruolo di suo front office, a una totale impotenza verso di esso, a una funzione di suo braccio secolare, dov’è che rimane la possibilità di una reazione liberatoria? Non certo all’interno della narrazione del sistema, ma solo nell’affrontare il Labirinto cercando nell’evoluzione della coscienza le chiavi per vincere il Minotauro nella sua stessa mente, e riaprire l’uscita dal Labirinto, prima che possa compiersi la sua prossima mutazione evolutiva, che già si delinea nei termini più angoscianti di regime zootecnico.

Le Chiavi del Potere è un libro elitario, iniziatico, e non mira alla popolarità. Le conoscenze che contiene, le spiegazioni che fornisce, sono necessariamente per pochi, non tanto perché possono risultare difficili da capire e ancora più da sopportare, ma soprattutto perché dove passano non lasciano pecore. Chi comprende il messaggio di questo libro non saprà più credere né obbedire.

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Nicola Bizzi: Egypt and Eleusinian Mysteries

In the past, in the historical and religious-historical fields, the issue of the origins of Eleusinity and its Mysteries has been the subject of intense debates that have often split the academic world in two. Despite the archaeological evidence that emerged from the nineteenth and twentieth centuries excavations, many debates still continue today. And the substantial reason for the absence of a unanimous agreement can be largely sought in the non-objective and misleading interpretation of numerous ancient sources. These sources were strongly conditioned by a prejudice founded on the false myth of the presumed superiority of Egypt, and its religious traditions, in the Hellenic world. A perspective that we find in many Greek authors, who tended to mythize the Egyptian culture, mistakenly indicating it as the mother of all wisdom and of every religious prototype.

In this book, Nicola Bizzi, Italian historian, Freemason and Eleusinian initiate, author of the best seller From Eleusis to Florence: The transmission of a secret knowledge, clearly explains the truth about the authentic origins of the Eleusinian Mystery Tradition, which date back to the Minoan civilization of Crete.

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Atlantide e altre pagine di storia proibita – La prefazione di Boris Yousef

Quando Nicola Bizzi mi ha proposto di realizzare una prefazione al suo ultimo saggio Atlantide e altre pagine di storia proibita, ho accettato subito e senza alcuna riserva, perché, conoscendo piuttosto bene l’Autore, la sua preparazione e il suo stile di scrittura – estremamente dotto ed erudito ma al contempo anche colloquiale ed esplicativo, già dal titolo avevo immaginato che si trattasse di un buon prodotto. E, una volta che mi sono cimentato nella sua lettura, non solo non ne sono rimasto deluso, ma devo confidarvi che mi sono ritrovato davanti ad un libro che, per prospettiva e profondità dei contenuti, travalicava di molto le mie seppur ottimistiche aspettative.

Atlantide e altre pagine di storia proibita di Nicola Bizzi non è un semplice saggio sui misteri del passato e sulle antiche civiltà scomparse come molti se ne possono trovare oggi nelle librerie. È un vero e proprio viaggio iniziatico, supportato dal rigore storico e dalla competenza del suo Autore, uno storico e scrittore che ha dedicato la propria vita alla ricerca delle più autentiche radici della civiltà umana sulla Terra e alla riscoperta della Tradizione Occidentale. Questo suo ultimo imponente lavoro può essere definito senza esitazioni un condensato di oltre venti saggi diversi, in cui il lettore viene trasportato e al contempo guidato per mano attraverso le barriere del tempo e dello spazio, dalla mitica Atlantide agli splendori e ai misteri della civiltà Minoica cretese, dall’Egitto dei Faraoni al Telestérion di Eleusi, fino ad arrivare a Ipazia di Alessandria, ai segreti della Teogonia di Esiodo e dell’Oracolo di Delfi e al mistero dei Templari. Un libro che nasce da una serie di riflessioni su grandi temi irrisolti della Storia, dell’Archeologia, della Mitologia e della sfera del sacro degli antichi popoli; temi ed argomenti che Nicola Bizzi, come ha specificato nella sua introduzione, ha avuto modo di affrontare nel corso degli ultimi anni in convegni e conferenze e su varie riviste, da Aesyr a Novum Imperium, da Archeomiste-ri a Satormagazine.

Conosco l’Autore fin dai primi anni ’90. All’epoca mi trovavo a Roma per seguire un master di specializzazione in Antropologia Culturale e ricordo che Nicola Bizzi mi contattò attraverso un comune amico dopo aver letto alcuni miei articoli di argomento archeologico concernenti la civiltà Minoica cretese. Rimasi piacevolmente sorpreso dall’apprendere, già nel corso delle nostre prime telefonate, che non solo era esponente di un centro culturale improntato sullo studio della Tradizione Misterica Eleusina, ma che a tale Tradizione egli inoltre apparteneva, sia per percorso iniziatico che per trasmissione familiare. Nicola Bizzi, infatti, oltre ad essere uno stimato storico, uno scrittore, un editore e un organizzatore di eventi culturali, è soprattutto un grande Iniziato. Non fa certo mistero della sua appartenenza alla Massoneria e all’Ordine degli Eleusini Madre, una delle realtà iniziatiche più antiche, chiuse e misteriose, un’importante realtà iniziatica che è fra le poche ad essere sopravvissute dalla tarda antichità fino ad oggi, attraversando indenne la triste stagione delle persecuzioni cristiane nei confronti di tutti gli altri culti, un forzoso ma necessario ingresso nella clandestinità e i secoli bui del Medio Evo. Una realtà iniziatica che, attraverso l’operato di suoi importanti e celebri esponenti, ha dato vita all’Umanesimo e al Rinascimento; una realtà iniziatica che si pone alla base della stessa Tradizione Occidentale, e che solo da pochi anni, per decisione del 73° Pritan degli Hierofanti Guido Maria St. Mariani di Costa Sancti Severi, persona che conosco e che profondamente stimo, ha deciso di intraprendere una politica di graduale apertura nei confronti del mondo profano.

Da oltre vent’anni, quindi, conosco l’Autore di questo libro e ho avuto modo di apprezzare la sua competenza, collaborando con lui in più occasioni e in vari progetti culturali ed editoriali.

Nicola Bizzi sa quindi di cosa parla quando introduce i lettori nel mondo degli antichi Misteri, e quando ci narra del martirio di Ipazia di Alessandria e di Galeria Valeria, due donne straordinarie, due Iniziate di cui è stata tentata addirittura la cancellazione della memoria storica. E sa di cosa parla quando ci spiega i misteri ed i segreti della Teogonia di Esiodo e la realtà storica della Titanomachia, e quando afferma categoricamente che non sono mai esistite, se non nei sogni degli sciocchi o dei contro-iniziati, né una fantomatica “Unica Tradizione Primordiale” né tantomeno una presunta unità trascendente di tutte le religioni.

In suoi precedenti saggi ed articoli, Nicola Bizzi ha sostenuto che la comune visione che abbiamo oggi della mitologia greca e romana è profondamene errata e in questo suo nuovo libro ci spiega quanto tale visione sia necessariamente da riscrivere e da reinterpretare se vogliamo comprendere le più autentiche radici della Tradizione e del Mito. E ci spiega con grande naturalezza come, prima di quella attuale, siano esistite sulla Terra altre precedenti umanità che ci hanno lasciato innumerevoli resti e testimonianze che l’Archeologia, aggrappata ai suoi obsoleti preconcetti e alle sue paure, si ostina a ignorare o a negare. E, parlando di Atlantide, non gira intorno all’argomento, ingolfando le pagine di “se” e di “ma” o di sterili e inutili ipotesi e congetture, come sono soliti fare molti altri scrittori privi di argomenti. Lui viene subito al punto, sbattendo letteralmente in faccia all’intero establishment accademico, ingessato nei suoi falsi stereotipi e nei suoi traballanti paradigmi, che non solo esistono ormai da decenni le prove documentarie che prima del X° millennio a.C. siano esistite non una ma varie civiltà avanzate e progredite, ma che addirittura da pochi anni è stata finalmente trovata dagli scienziati la “pistola fumante”, ovverosia la prova oggettiva del tracollo e della repentina scomparsa di tali civiltà: i due impatti cometari del Dryas Recente.

Nicola Bizzi non si dimostra tenero neppure con quella schiera di sedicenti storici e ricercatori che pretenderebbero di identificare l’Atlantide descrittaci da Platone con la Creta minoica, basandosi sul fatto che fu l’eruzione di Santorini che, attorno al 1600 a.C. pose drammaticamente fine a tale civiltà e ipotizzando goffamente che il grande Filosofo e Iniziato ateniese potesse essersi sbagliato, indicando la fine di Atlantide novemila anni prima della sua era anziché novecento! Rigettando con fermezza simili scempiaggini, egli ci dimostra come la Tradizione Misterica Eleusina abbia tramandato alcuni testi segreti che non solo confermano cronologicamente la versione di Platone, ma che ci narrano con dovizia di particolari la storia di una grandiosa civiltà sorta nell’Atlantico settentrionale, su quelle che vengono definite come le “Sette Grandi Isole del Mar d’Occidente”; una civiltà che al suo apice di espansione conquistò e colonizzò l’America centrale e meridionale, il bacino mediterraneo, l’Europa meridionale e buona parte del Nord Africa e del Vicino Oriente, lasciando ovunque in quelle terre testimonianza di sé. Una civiltà che scomparse drammaticamente attorno al 9600 a.C., una data che non solo corrisponde a quella indicataci da Platone ma che è anche la stessa del secondo grande impatto cometario che devastò l’intero pianeta facendolo ripiombare nella preistoria, ponendo fine alla piccola era glaciale del Dryas Recente e determinando in tutto il mondo un repentino innalzamento del livello dei mari. O, se preferite, un “Diluvio”, quel grande Diluvio di cui troviamo menzione in tutte le tradizioni mitologiche e religiose della Terra.

La civiltà Minoica di Creta non sarebbe quindi stata “Atlantide”, ma soltanto una delle colonie di tale civiltà nel contesto del Mediterraneo.

Per non parlare, poi, delle straordinarie conferme che i testi misterici della Tradizione Eleusina forniscono a determinate oscure ed intricate realtà che troviamo solo parzialmente esposte in saggi come L’altra Europa di Paolo Rumor!

La Storia che ci racconta Nicola Bizzi è quindi realmente una Storia “proibita”, perché per troppo tempo i Controllori della Matrix hanno deciso che tale dovesse essere, impedendo al genere umano di accedervi, di conoscerla. Ma non vi anticipo altro, lasciandovi alla lettura di un libro che senz’altro non vi lascerà indifferenti. Un libro che probabilmente avrà il potere di risvegliare le vostre coscienze.

Boris Yousef

Belgrado, Maggio 2018.